I film della settimana, le serie televisive e tutto ciò che riguarda l'arte dello schermo (piccolo o grande che sia), senza disdegnare le arti del videogioco.
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Non se la sono sentita gli americani di far vincere a Robert Kenner il premio come miglior documentario. Lo hanno candidato ma non hanno voluto far risaltare troppo il suo nome. Perché quello che la sua opera dice bisognava tenerlo sotto silenzio. Le multinazionali alimentari non avrebbero avuto delle buone “recensioni”. E visto che gli Oscar sono finanziati anche dalla loro pubblicità, stop.
La prima volta che ho votato alle elezioni nazionali c’era la Finocchiaro che invitava a votare Berlusconi piuttosto che la Sinistra l’Arcobaleno.
I tempi di Veltroni segretario del Partito Democratico, su cui ironizzava Maurizio Crozza, giocando sul “ma anche” (l’operaio della ThyssenKrupp ma anche Calearo, che purtroppo qualcuno forse ricorda). L’ennesima evoluzione di quel processo avviato con Occhetto, mescolata al “voto utile” e al sogno di un’alternanza che viene citata nel film, quasi il PCI e Moro fossero seriamente utilizzabili dopo la caduta del muro di Berlino.
Nel maggio 1939 Bob Kane e Bill Finger mostrarono per la prima volta, per la DC Comics, una delle più importanti icone supereroistiche del nostro tempo: Batman. La storia, apparentemente molto semplice in realtà piuttosto sfaccettata, parla del miliardario Bruce Wayne che assiste da bambino all'assassinio dei suoi genitori da parte di un ladro. In fondo scommetto che la maggior parte di voi non farebbe ciò che fa Wayne. È l’uomo più ricco della città, ha tutto, potrebbe godersi la vita in santa pace. Eppure l’omicidio dei suoi è la scintilla che lo spinge,nella sua solitudine, a intraprendere una vendetta contro il crimine. Ed è questo il lato oscuro di Bruce Wayne che lo rende un cavaliere con la macchia. Gli serve però un simbolo per “essere incorrutibile e immortale”: pensa così al pipistrello per mettere soggezione ai suoi avversari. Anche perché da piccolo lui stesso temeva questi animali selvatici.
Molti non sanno che la parola famiglia letteralmente significa un "gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della gens” (gruppo di persone, clan, che condividevano lo stesso nomen gentilizio). Non ditelo alla mafia che hanno preso la cosa alla lettera…
Tempo fa un grande regista toscano in alcuni suoi film ha sintetizzato questo concetto nell’evoluzione dei costumi italiani: è Mario Monicelli.
Nel 1986 uscì “Speriamo sia femmina”. È tutto incentrato sulla contrapposizione fra la donna, in maggioranza per le numerose protagoniste, e l’uomo, dove i pochi rappresentanti del "sesso forte" vengono presentati come "bischeri". Nonostante ciò, però, il capofamiglia era ancora l’uomo.
Largo alle quote rosa dunque pare essere il messaggio netto ed esplicito del regista.
Nel 1992 poi Monicelli affrontò anche i temi del conflitto familiare in “Parenti serpenti”, dove il conflitto genitori-figli è amplificato al servizio della storia caratterizzata da un forte humour nero e da un feroce cinismo finale.
Era tanto che non veniva fatto un film su questi tematiche in maniera seria.
Si è conclusa con il botto la rassegna “Cinema Visionaries” del cinema Odeon dedicata ai più grandi registi visionari. Infatti, dopo l’anteprima assoluta di Bologna e il passaggio nelle sale del circuito “The Space”, finalmente il grande pubblico ha potuto vedere gratuitamente la versione restaurata (grazie a Gucci, alla Cineteca di Bologna e a Martin Scorsese) dell’ultimo capolavoro di Sergio Leone, “C’era una volta in America”. È stato presentato il film nella versione originale pensata dal regista per una durata totale di 4 ore e quindici minuti (rigorosamente in lingua inglese con sottotitoli).
Proprio in questi giorni abbiamo nuovamente constatato che il cinema e la realtà sono molto vicini. Prendete il caso delle baby squillo dei Parioli a Roma. Il dibattito mediatico si è acceso improvvisamente a causa del coinvolgimento di Mauro Floriani,marito della senatrice Alessandra Mussolini. La gente ne parla, emette giudizi ma quando è uscito nelle sale il film di Ozon che parlava di queste tematiche nessuno ci è andato a vederlo. Troppo faticoso. L’Italia, si sa, è primatista in confezionare commedie di medio/basso livello. La gente vuole staccare il cervello quando va in sala. Vorremmo ridere,ma purtroppo nemmeno i film fanno più questo effetto.
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