Politica

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Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org

Dopo le stragi nelle metropolitane di Londra e Madrid, un altro deciso attacco in una grande capitale europea da parte del terrorismo di matrice islamica. O perlomeno questa è la definizione scelta e ripresa dai media di tutto il mondo per dare un volto alla banda di assassini che ha attaccato la sede del giornale di satira francese “Charlie Hebdo”, nel cuore di Parigi in Rue Nicolas Appert, a due passi da Place de la Bastille. Un attacco pensato e organizzato con cura, come dimostra la scelta del giorno della riunione mensile di redazione, nella quale erano riunite le principali firme del giornale: Jean Cabut, Georges Wolinski e Bernard Verlhac in arte “Tignous” insieme al celebre direttore “Charb”, Stèphane Charbonnier, tutti uccisi a sangue freddo dai terroristi. Condanna a morte arrivata a causa della pubblicazione nel corso degli anni di vignette satiriche nei confronti del terrorismo islamico, che avevano causato un primo attacco nel 2012 nel quale la sede del settimanale era stata colpita da delle molotov causando un pur piccolo incendio.

Giovedì, 08 Gennaio 2015 00:00

Nous sommes Charlie Hebdo

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La notizia dell'attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo ci è arrivata tra capo e collo, lasciandoci sconcertati. Dopo lo sdegno per la morte di tredici persone, la riflessione non è facile, affatto. Che la globalizzazione ci imponga sfide culturali in termini mai affrontati prima è un dato di fatto. L'Occidente patria dell'Illuminismo che rivendica la libertà di opinione vede avanzare, come in Svezia, forze politiche che danno fuoco alle moschee e di certo lo scandalo non innesca l'indignazione della società. È per questo motivo che abbiamo deciso di provare a cimentarci in una specie di "brain storming" per vedere cosa potesse venire fuori, riguardo alla vicenda, dal nostro cervello collettivo, di cui andiamo molto fieri proprio per l'eterogeneità al suo interno. Resta comunque il fatto che sia inaccettabile uccidere per delle vignette e proprio per questo, su suggerimento di Francesca Gabbriellini, apriremo questa sessione con una bella filastrocca di Gianni Rodari, "Il cielo è di tutti".

Domenica 11 Gennaio si svolgeranno le primarie per eleggere il candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Liguria. La sfida tra Sergio Cofferati e la spezzina Raffaella Paita rappresenta un fatto politico di estrema importanza non soltanto per la Liguria: la vittoria dell'ex sindacalista o dell'assessore uscente della giunta Burlando potrebbe dire molto anche a chi si trova fuori dai confini liguri ed incidere sugli equilibri interni al campo progressista.
Sul perché di questa candidatura e sulle prospettive che attendono la Liguria abbiamo intervistato l'ex Segretario della CGIL e candidato in questa competizione Sergio Cofferati.

Mercoledì, 07 Gennaio 2015 00:00

Renzi lascia le impronte sul vasetto della marmellata

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Il decreto di governo in tema di riordino della materia fiscale, quindi anche di lotta (?) all’evasione fiscale, già mandato dal governo alla Camera dei Deputati perché ne discuta e lo voti è inciampato sulla depenalizzazione del reato quando l’ammontare dell’evasione sia inferiore al 3% del reddito imponibile. Casualmente (?) ciò significa che verrebbe meno il carattere di reato a monte della condanna a Berlusconi per frode fiscale (reato più grave della semplice evasione), quindi che la sua condanna verrebbe annullata, che Berlusconi tornerebbe in possesso dei suoi diritti elettorali anche in vista di elezioni anticipate a primavera.

1) La tua critica a ciò che è diventata la Cgil parte più dal passato che dal presente: ti rivolgi all’oggi ma cercando di capire da dove nascono i problemi. Uno dei nodi che emerge è il rapporto tra il principale sindacato italiano e il principale partito della sinistra, allora il PCI, oggi il PD (almeno a livello di percezione di diffusa). Il tuo parere sull’autonomia della Cgil, anche rispetto al passato e a come si è evoluta, o non evoluta?

Nel mio ultimo libro, Lavoratori come farfalle (clicca qui per la nostra recensione), ho parlato esplicitamente di collateralismo della Cgil rispetto al PD. Apparentemente hanno in qualche modo fatto sembrare che non ci fosse più un rapporto diretto come all’epoca del PCI degli anni ’60 e ’70. Come scelta di fondo c'è stata la svolta degli anni '80, che ha riguardato tutta la società italiana, con cui nasce il sindacato della concertazione anche in campo Cgil, nonostante sia un modello che appartiene più alla Cisl. Non si ritiene più necessario avere un referente politico come lo era il PCI ma ci si rivolte ai partiti come realtà di governo. Un tempo

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