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Vorrei cominciare con una lunga citazione che cerca di riassumere gli argomenti di coloro che chiedono l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori.
“Ma un elemento non meno deleterio … è rappresentato dalla rigidità del mercato del lavoro, in gran parte tragico frutto della demagogia sindacalista … . Io credo che l’opinione pubblica, i disoccupati, gli operai stessi, non si siano resi conto ancora del gravissimo danno determinato dall’instaurazione di una politica sindacale ispirata ad un parossistico vincolismo. … È ovvio, infatti, che la cristallizzazione degli organici, praticamente determinatasi in grazie ai mille vincoli …, non consente oggi quel processo di selezione attraverso il quale un tempo si affermavano i migliori ed erano eliminati gli elementi più scadenti; è altrettanto ovvio, d’altra parte, che con tanta maggiore prudenza le direzioni aziendali oggi si avventurano ad assumere nuovo personale, quanto più sanno che ogni sorta di difficoltà si frapporrebbe loro quando per nuove, mutate esigenze d’ordine tecnico-produttivo, dovessero poi diminuirne il numero anche in minima marte. Questo … non può che alterare profondamente la fisionomia della nostra organizzazione economica e, attraverso un assurdo rigidismo provocare … assieme ad un notevole grado cristallizzazione dell’occupazione …, un’ancor più sentita cristallizzazione del peso dei disoccupati, venendo fatalmente meno per molti di costoro tante possibilità, anche temporanee, d’impiego.”
L'11 Ottobre nelle piazza nelle strade è scesa in campo l’ampia mobilitazione europea per dire no al trattato di partenerariato economico tra Usa e Europa (TTIP; Transatlantic Trade and Investment Partnership ), praticamente la nuova frontiera della globalizzazione del XXI secolo.
Gli equilibri politico-economici, oggi, con l’ascesa di nuove superpotenze (Brasile e Cina ad esempio) sui mercati risulta meno accentrati che in passato. Gli stati Uniti per contrastare e cercare di riportare l’ago della bilancia dalla loro parte verso una liberalizzazione sempre più spietata hanno pensato di elaborare insieme al partner europeo un vero e proprio blocco economico, la “NATO economica” come qualcuno l’ ha definita.
Se un'abilità va riconosciuta a Matteo Renzi, e di riflesso al suo personale dipendente attualmente collocato in posti di governo, è quella di riuscire a dirottare qualsiasi confronto politico lontano dalle complesse questioni tecniche di merito e verso il più facilmente gestibile contesto della propaganda.
La sua capacità di distrazione, di prestidigitazione concettuale, è talmente elevata che fino ad ora nessuno è riuscito a resistere alle sugestioni che ha costruito; il paese, cittadini e corpi intermedi di rappresentanza, si è lasciato intrappolare in lunghe e inutili discussioni sul nulla mentre il governo portava avanti la sua agenda di ultradestra a colpi di leggi delega e voti di fiducia (o entrambi contemporaneamente).
L'annunciata "riforma della scuola", che per adesso è identificabile con il lungo documento in technicolor, il sito web per la “consultazione popolare”, lo slogan “la buona scuola” e qualche annuncio sparato a caso dalla Ministra, merita essere esaminata separando i contenuti tecnici (quasi assenti) dalla forma comunicativa (sulla quale è stato speso evidentemente molto lavoro) e analizzare questa seconda parte, per dare forma visibile alle armi di distrazione di massa usate da Matteo Renzi e dal suo staff, per smascherarne i trucchi.
Quale è la più grande risorsa di Evo Morales? “Esser stato un campesino, un contadino e avere quindi la capacità di immedesimarsi con le necessità della gente, saper spiegare la macroeconomia ai poveri”. Queste sono le parole dell'analista politico Molina, certamente non vicino al presidente campesino.
Ed è stata la sua visione a far sì che il popolo bolivariano lo confermasse presidente per la terza volta consecutiva, con un fiducia che ha coinvolto circa il 60% degli elettori e lasciando indietro Doria Medina, il principale sfidante, al 25% circa dei voti. Una vittoria che è stata dedicata a Fidel Castro, Hugo Chavez, scomparso lo scorso anno, e “a tutti i popoli del mondo che lottano contro l'imperialismo”.
Il libro sarà presentato a Firenze il 4 novembre 2014, clicca qui per vedere la locandina
Del sindacato le nuove generazioni sanno purtroppo molto poco. Renzi ha gioco facile nel delegittimare ogni confronto del governo con le rappresentanze dei lavoratori, nel momento in cui queste ultime godono di scarso prestigio proprio tra i lavoratori.
È sempre un errore generalizzare, ma è indubbio che ormai ci sono interi settori sociali che vedono nei centri di assistenza fiscali e nei patronati l'unica funzione delle organizzazioni confederali. Le realtà di base sono poco note anche per l'oscuramento mediatico e le recenti cronache confermano un'incapacità delle varie sigle a superare la frammentazione (basterebbe pensare, a titolo esemplificativo, ai rapporti tra USB e Cobas).
Partita insieme ad altre primavere (ma le coincidenze iniziano e finiscono con questo aspetto temporale) la vicenda siriana lungi dal risolversi si complica ogni giorno che passa. Alle iniziali proteste, alcune giustificate da alcuni aspetti anacronistici del sistema siriano come la legge di emergenza in vigore dal '63, sono ben presto seguite azioni armate che hanno trovato il pronto sostegno di nazioni estere.
Il conflitto durante il proprio sviluppo ha visto l'intrecciarsi - parallelamente al crescere dell'intensità dei combattimenti ed alla loro estensione su tutto il territorio siriano – di nuovi nodi: gli scontri etnici (ed in particolar modo la questione curda), l'affermarsi dell'estremismo sunnita, le aspirazioni egemoniche della Turchia.
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