Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Occidente
Tra i già numerosi mantra autorassicurativi in genere cretini che l’Occidente si è inventato dinanzi agli attacchi in casa propria da parte di militanti ISIS e al Qaeda ci sono ora l’alleanza con i governi islamici “moderati” e l’urgenza del compattamento con l’Occidente di tutte le realtà medio-orientali a esso legate, in modo da effettivamente riuscire a spuntarla in Siria e in Iraq, cioè nei teatri fondamentali di guerra. Ma a pochi giorni dalle stragi di Parigi si sono verificati pressoché contemporaneamente più fatti che attestano come l’Occidente continui a evitare con grande cura la constatazione della realtà effettiva delle cose, e come altrettanto accuratamente si stia dando la zappa sui piedi.
Riforma democratica, investimento sui movimenti locali (come quello contro la nuova base militare ad Okinawa), bloccare il militarismo di Abe: questi i temi cardine del discorso inaugurale per il nuovo anno del Presidente del Partito Comunista Shii tenutosi lo scorso cinque gennaio presso la sede nazionale del Partito.
Il leader comunista ha affermato la necessità di lavorare per un partito più grande sottolineando l'impegno profuso dal 2006 nella formazione dei giovani quadri: “senza quegli sforzi non avremmo ottenuto l'incredibile avanzamento conseguito nelle elezioni per il rinnovo della Camera bassa”.
Oltre il 50% delle madri single lavoratrici si trovano sotto la soglia di povertà. A dirlo una ricerca OCSE. In Giappone oltre l'85% delle madri ha un lavoro, nonostante ciò molte di esse sono impiegate in attività di carattere precario che non consentono alle stesse di raggiungere redditi sufficienti ad uscire dalla povertà. Secondo Naomi Yuzawa dell'Università Rikkyo di Tokyo per risollevare la condizione di queste famiglie è necessario creare più posti di lavoro a tempo pieno ed investire maggiormente nel welfare.
Premesso che ogni intervento in merito alla recentissima tragedia della strage al giornale satirico "Charlie Hebdo" deve aprirsi con la più totale solidarietà verso la redazione uccisa mentre esercitava un diritto inviolabile come quello della libertà di espressione, occorrerebbe però cercare di andare oltre per capire quali saranno le ricadute di un simile epocale evento e a cosa miravano gli attentatori.
«Non tutti gli islamici sono terroristi». Una precisazione assai ripetuta nelle ultime ore, ovvia ed evidente; tuttavia, stante lo scarso ricorso delle masse alla razionalità, necessaria.
«Non tutti gli occidentali disprezzano la fede e insultano il profeta Maometto». Questo, invece, possiamo dirlo? Possiamo davvero dire che non tutti in Occidente siamo come i carcerieri di Guantánamo, che strappavano pagine del Corano e vi orinavano sopra?
Confesso di aver provato forte stupore di fronte all’ondata di solidarietà levatasi a sinistra nei confronti di Charlie Hebdo, con note ben lontane dalla normale condanna della barbarie e dal rifiuto della violenza: la reazione è infatti consistita nell’assunzione apologetica della linea editoriale di Charlie Hebdo, identificata in ultima analisi con la libertà di stampa. Una reazione tanto emotiva e tanto rivendicatrice del diritto di sprezzare l’Islam la si sarebbe attesa piuttosto dalle destre xenofobe. Tale situazione ha scoperchiato ai miei occhi un rilevante filone dell’attuale condizione della sinistra.
Dopo le stragi nelle metropolitane di Londra e Madrid, un altro deciso attacco in una grande capitale europea da parte del terrorismo di matrice islamica. O perlomeno questa è la definizione scelta e ripresa dai media di tutto il mondo per dare un volto alla banda di assassini che ha attaccato la sede del giornale di satira francese “Charlie Hebdo”, nel cuore di Parigi in Rue Nicolas Appert, a due passi da Place de la Bastille. Un attacco pensato e organizzato con cura, come dimostra la scelta del giorno della riunione mensile di redazione, nella quale erano riunite le principali firme del giornale: Jean Cabut, Georges Wolinski e Bernard Verlhac in arte “Tignous” insieme al celebre direttore “Charb”, Stèphane Charbonnier, tutti uccisi a sangue freddo dai terroristi. Condanna a morte arrivata a causa della pubblicazione nel corso degli anni di vignette satiriche nei confronti del terrorismo islamico, che avevano causato un primo attacco nel 2012 nel quale la sede del settimanale era stata colpita da delle molotov causando un pur piccolo incendio.
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