Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Il ceto politico professionale delle grandi formazioni politiche e di buona parte di quelle minori da gran tempo nelle campagne elettorali proclama sciocchezze demagogiche, dichiara la propria inevitabile vittoria e attacca ferocemente gli avversari. Formazioni come il PD e Forza Italia, che hanno concorso per tre decenni alla definizione delle politiche europee più disastrose e ferocemente antisociali oggi sparano intenzioni di loro rettifica profonda. Il PD tuttavia tranquillamente le prosegue in Italia (si vedano le recenti norme sul lavoro giovanile, che ne incrementano il precariato), con l'appoggio parlamentare indispensabile di Forza Italia. Senza rincorrere il pollaio in questione e produrre percentuali di votanti per questa o quella formazione provo a scrivere quale è il senso generale di queste elezioni; ed, essendo esse elezioni europee, il loro senso guardando al versante politico e istituzionale europeo.
Non sono i nobili motivi della solidarietà internazionalista che mi portano spesso a Lubiana, l’attraente capitale della Slovenia, il cui estroso (ed un po’ ambiguo…) sindaco Zoran Janković definisce addirittura come “la città più bella del mondo”.
Ho accettato di buon grado di seguire la mia partner slovena (e qui si svela l’altarino…) tra il 30 aprile ed il 10 maggio tra i luoghi e le manifestazioni (ufficiali e sempre molto partecipate) che celebrano la Festa dei Lavoratori e la Liberazione dal fascismo e dal neonazismo. Raccontare cosa succede e come si festeggiano questi eventi in un luogo che è stato protagonista di un’importante esperienza socialista spero rappresenti almeno un elemento di curiosità per i lettori de Il Becco.
Quando abbiamo accettato la proposta di far presentare ai compagni curdi gli ultimi scritti dal carcere di Abdullah Öcalan non avevamo idea che questa sarebbe stata l'occasione per diverse persone di fare un passo indietro nel passato. Negli anni Novanta, quando in questo Paese ancora esisteva una sinistra degna di questo nome, Firenze ha visto formarsi un gruppo di persone che si attivarono in difesa dei diritti del popolo kurdo. Storie di viaggi, racconti di Newroz indimenticabili e cene organizzate nelle case del popolo cercando di montare, con successo discutibile, un vero e proprio kebab.
Riceviamo e pubblichiamo
Presa di posizione contro soluzioni armate in Ucraina
NO ALLA GUERRA, Sì AI NEGOZIATI PER UNA SOLUZIONE DEMOCRATICA E NON VIOLENTA
Forti dell’articolo 11 della Costituzione italiana che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, invitiamo tutte e tutti a levare la propria voce contro qualsiasi iniziativa, sia essa di parte filo atlantica o di parte filo russa, che può aggravare la situazione di tensione in atto in Ucraina o che possa sfociare in soluzioni di prevaricazione unilaterale.
La situazione ucraina è senz'altro complessa per la molteplicità di fattori storici, linguistici, economici, politici e religiosi, ma siamo altrettanto convinti che non sono le armi che possono risolvere i problemi.
È altrettanto certo che a peggiorare il quadro pesano interessi di paesi terzi, perseguiti sulla pelle della popolazione civile, che oltre ad essere colpita dalle conseguenze del conflitto, si vede attraversata da campagne che puntano a creare lacerazioni insanabili.
Il popolo ucraino è un popolo martoriato da oligarchie schierate su fronti contrapposti, uno occidentale e uno russo. Entrambe dedite alla disonestà e alla corruzione, da anni si contendono il potere con la fraudolenza e con la violenza, avvalendosi anche di forze paramilitari sostenute dalle proprie potenze straniere di riferimento. In questo contesto nel marzo 2014 è stato destituito il presidente filorusso Yanuckovich da una piazza che non era composta solo da cittadini inermi, come testimonia l’appellativo di “lupi di piazza Maidan”. Subito dopo, nella parte est, sono iniziate sommosse separatiste con la presenza di gruppi che dispongono di armi.
Ed ad ogni violenza perpetrata da una parte o dall’altra, la potenza straniera avversa ne approfitta per giustificare la propria avanzata verso i confini dell’Ucraina e sostenere con armi e consiglieri la propria fazione interna.
In altre parole, l’Ucraina si trova in una spirale di violenza che può essere arrestata solo se tutte le potenze straniere che hanno secondi fini nella vicenda, accettano di fare un passo indietro e soprattutto se accettano di rinunciare all’opzione armata più o meno velata. Il coinvolgimento di organizzazioni internazionali, come l’ONU, deve rivolgersi ad una soluzione diplomatica, che sappia evitare soluzioni unilaterali, che inevitabilmente sfocerebbero in un conflitto armato. Per cominciare, anche in considerazione dall’approssimarsi del semestre di presidenza del Consiglio Europeo, l’Italia deve attivarsi subito affinché l’Europa imponga al governo di Kiev, filo-occidentale, il cessate il fuoco nei confronti dei propri cittadini e l'avvio di negoziati per trattare un accordo.
In Ucraina la parola deve passare ai cittadini che debbono potersi esprimere senza la paura di ritorsioni violente da parte di questa o quella parte. Debbono potersi esprimere sul tipo di parlamento che vogliono, sul tipo di partenariato internazionale preferito, sulla forma federativa più capace di conciliare quelle differenze che nell’ultimo decennio alcune forze hanno voluto esasperare. Per questo serve l’attivazione di forze multilaterali come l’ONU e l’OSCE affinché inviino forze civili di pace, decine di migliaia di persone disarmate, con il triplice scopo di tutelare le minoranze esistenti nei vari territori, di favorire il dialogo fra le diverse posizione e di vigilare e denunciare qualsiasi presenza armata e qualsiasi interferenza straniera, al fine di garantire il ritorno al pacifico confronto e svolgimento democratico dei processi decisionali che spettano unicamente al popolo ucraino.
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Primi firmatari
Rocco Altieri
Massimo Bani
Moreno Biagioni
Sandra Carpi Lapi
Giada Cerbai
Lisa Clark
Silvia De Giuli
Marco Fantechi
Giorgio Gallo
Francesco Gesualdi
John Gilbert
Lorenzo Guadagnucci
Camilla Lattanzi
Dmitrij Palagi
Daniela Romanelli
Enrico Sborgi
Judith Siegel
Tommaso Fattori
Immagine tratta liberamente da www.sibialiria.org
Nessuno tra di noi “beccai” è giornalista professionista ma ritengo, nel nostro piccolo, di dover fare il nostro dovere nel tentare di informare le persone su quello che sta avvenendo in queste ore in Ucraina. Che la stampa (ed i mezzi di informazione in generale) in Italia avesse degli evidenti problemi a trattare le tematiche di politica estera in maniera che possa essere definita dignitosa lo sapevamo. Ma leggere sull'Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, un completo travisamento dei fatti, fazioso, dovuto alla oramai del tutto assente etica del mestiere che dovrebbe caratterizzare chiunque abbia l'ardire di definirsi giornalista, è un qualcosa che reclama risposta.
“Unire gli sforzi contro il peggioramento della legge sul lavoro temporaneo” questo l'appello lanciato lo scorso 15 aprile dal Presidente del Partito Comunista Shii durante una conferenza stampa presso la sede del parlamento. “La riforma è un problema per i lavoratori nel loro complesso” ha dichiarato l'esponente comunista sottolineando come la proposta di modifica della legge renderebbe estremamente più facile il ricorso al lavoro precario pregiudicando una stabile occupazione per tutti.
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