Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Il 28 febbraio il ministro tecnico e uscente Terzi convoca a Roma undici paesi sostenitori dell'opposizione armata in Siria e proporrà un maggiore aiuto militare, che fomenterà la guerra e prolungherà la tragedia (leggi qui). Terzi agisce disinformando e nascondendo i crimini commessi dai gruppi armati. La Rete No War Roma chiede a cittadini e gruppi di mandare agli uffici del ministro tecnico e uscente Terzi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; e chi ha Facebook anche cliccando qui), al ministro Riccardi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) il seguente messaggio.
I soliti mass-media montiano-padronali narrano di una preoccupazione cubana, date le condizioni di Chávez: il Venezuela, se Chávez verrà meno, rimarrà amico di Cuba? Il Brasile non vedrebbe l’ora, scomparso Chávez, di affermare la propria egemonia economica e politica sull’America latina? Continuerà lo scambio tra Venezuela e Cuba, medici cubani in Venezuela, petrolio venezuelano a bassissimo prezzo (l’equivalente dei costi di produzione e di trasporto) a Cuba, una vera porcheria contro le leggi del mercato? Davvero uno scenario torbido.
Ma torbido è invece il cervello dei gazzettieri servi dei padroni in questione. Tra i dati decisivi dell’attuale situazione latino-americana ce n’è uno molto ignorato (volutamente) da costoro: quello dei legami solidissimi tra i suoi paesi e i suoi partiti progressisti.
Mentre la Francia bombarda in Mali gli islamisti “cattivi” che meno di due anni fa appoggiava in Libia bombardando l’esercito di Gheddafi, l’Unione Europea su richiesta della stessa Francia e della Gran Bretagna e con la solita acquiescenza del ministro Terzi è sul punto di mandare armi agli islamisti “buoni” in Siria (arrivati anche dalla Libia), i quali non badano a nascondersi con i media internazionali: “L’unico nostro movente è l’Islam, combattiamo per Dio, per questo siamo scesi per strada ed è benvenuto chiunque voglia unirsi a noi, di qualunque nazionalità” (dichiarazione di un “capo dei ribelli” alla Reuters).
È il contesto giusto per ascoltare il punto di vista, laico e panarabo, di Osama Maarouf Saad, segretario generale dell’Organizzazione popolare nasseriana del Libano, in visita in Italia per un giro di incontri.
Il 29 gennaio il governo Abe ha presentato la bozza di bilancio per l'anno fiscale 2013, la prima proposta di bilancio dal ritorno al potere dei Liberal-Democratici. La bozza prevede un aumento del 3% delle imposte sui consumi (come suggerito dal Fondo Monetario Internazionale il quale auspica un aumento a medio termine addirittura del 15%), un aumento dei fondi per i lavori pubblici (per la realizzazione di autostrade e porti commerciali), aiuti fiscali per le grandi imprese, un taglio lineare delle spese per il welfare, una riduzione dei fondi per gli enti locali e per la prima volta negli ultimi undici anni un aumento delle spese militari in accordo con quanto previsto dalle nuove linee guida della Difesa.
I nuovi tagli al welfare agitano la società giapponese, una forte risposta popolare è stata la consegna di circa 100.000 firme al ministero guidato da Tamura.
Le firme sono state consegnate il 22 gennaio dai rappresentanti di un gruppo di associazioni per la difesa del carattere pubblico del sistema di welfare, tra essi, l'ex leader delle associazioni forensi Utsunomiya Kenji (già candidato per i comunisti ed altri partiti progressisti alla carica di governatore di Tokyo nelle elezioni del dicembre scorso) il quale ha dichiarato ad un funzionario del ministero: “l'aumento del numero dei percettori di prestazioni assistenziali è il risultato dell'espansione della povertà e dell'aumento del divario tra ricchi e poveri” invitando dunque il governo ad affrontare il problema ed a non peggiorarlo riducendo lo standard minimo di sussistenza (abbassando in sostanza la soglia sotto la quale si è considerati bisognosi di welfare benefits).
A nemmeno due mesi dalle elezioni per il rinnovo della Camera bassa del parlamento il nuovo premier Shinzo Abe procede spedito nella realizzazione del proprio programma conservatore: tra le misure recentemente portate avanti la decisione di stilare le nuove linee guida per la difesa nazionale prevedendo un consistente aumento del budget destinato alle Forze di Autodifesa e contestualmente un incremento del numero di addetti di 18.000 unità.
Una prova muscolare quella del governo a guida Liberal-Democratica innanzitutto nei confronti della Cina per tentare di chiudere qualsiasi spiraglio negoziale sulla contesa territoriale per le isole Diaoyutai/Senkaku e nei confronti della Corea del Nord che si accinge a realizzare nuovi test missilistici.
Sul fronte nucleare, mentre TEPCO annuncia di voler chiudere la fase delle compensazioni in favore delle vittime dell'incidente nucleare di Fukushima, il premier Abe nomina membri del Consiglio sulle politiche economiche e fiscali (un organismo governativo con importanti funzioni consultive) l'ex dirigente TEPCO Kobayashi e l'ex presidente di Toshiba (azienda che ha nel proprio business la costruzione di reattori nucleari) Sasaki.
Sempre in ambito nucleare buone notizie arrivano da dove non se ne attenderebbero: Japan Press segnala il caso di una cooperativa agricola di Fukushima che ha deciso – utilizzando fondi governativi ed una parte delle compensazioni ricevute dalla TEPCO – di investire in energia solare, casi come questo sono in aumento e segnalano la volontà di buona parte del popolo giapponese di avviare una fuoriuscita dall'atomo.
In ambito welfare il nuovo ministro Tamura ha annunciato un piano per la riduzione del 10% dello standard minimo di sussistenza, primo passo per poter tagliare i fondi ai programmi di solidarietà sociale. Il professor Kanazawa dell'università Bukkyo di Kyoto ha dichiarato ad Akahata: “in Giappone tra le famiglie con un reddito inferiore al livello minimo di sussistenza, solo il 20% riceve assistenza sociale. Nonostante ciò, il governo intende rivedere negativamente il programma di assistenza sociale”.
Come già annunciato inoltre il governo ha avviato nella riunione del Consiglio dei Ministri dell'undici gennaio scorso un imponente piano di infrastrutture ed aiuti alle imprese.
Forti mobilitazioni sindacali si registrano nel contempo nel settore dell'industria elettronica, in particolare i lavoratori della Sony di Sendai nella Prefettura di Miyagi - territorio pesantemente colpito dalla catastrofe del 2011 - contestano il piano di ridimensionamento messo in atto dalla multinazionale che ha portato il numero di addetti nello stabilimento dai 2.000 del 2010 agli 800 attuali. Secondo quanto denunciato dai parlamentari del Partito Comunista Giapponese e dalle organizzazioni sindacali vi sono da parte dell'azienda forti pressioni per convincere i lavoratori ad accettare prepensionamenti. Analoghi ridimensionamenti stanno riguardando NEC, Sharp e Parasonic.
(con informazioni di Japan Press Weekly 9-15 genn. 2013 e 16-22 genn. 2013)
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