Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Che accade in Turchia? Il governo di Erdoğan, capo carismatico del partito islamico-moderato AKP, forte di quasi la metà dei suffragi e della maggioranza assoluta nella Grande Assemblea Nazionale (il parlamento), vacilla, sotto l'urto di una rivolta giovanile che sta scuotendo le città della Turchia, i media dicono ben novanta, insomma tutte, e che appare motivato da molto di più del casus belli, l'improvvisa decisione dell'amministrazione di Istanbul, in mano essa pure all'AKP, di tirar giù gli alberi di piazza Taksim, la piazza centrale della parte europea (quindi storica) della città e luogo tradizionale di incontri, manifestazioni, pellegrinaggi turistici, a ridosso del grande bazar, per metterci un centro commerciale e una moschea (interessante connubio! La dice tutta sull'AKP, il cui moderatismo è in realtà sinonimo di liberismo).
Tra le categorie messe in crisi dalla politica di deprezzamento dello yen portata avanti dal governo Abe vi sono anche i produttori di latte i quali hanno subito un pesante aumento del prezzo dei mangimi che sono in buona parte frutto di importazioni. Parallelamente le negoziazioni tra i rappresentanti dei produttori e le grandi aziende che acquistano il latte crudo non hanno ancora determinato un aumento del prezzo di tale prodotto.
Intervista a Jorge Cerchiaro docente a la Universidad de la República (UdelaR) e militante del Partito Comunista
Un paese di cui si parla poco, i mass media praticamente lo ignorano, sicuramente un paese non alla ribalta come il Brasile, il Venezuela o la Bolivia. Eppure in Uruguay sta succedendo di tutto e in questi ultimi anni è un laboratorio politico e di governo all’avanguardia anche rispetto agli altri paesi progressisti del Sud America. Ma facciamo un passo indietro, l’Uruguay torna alla democrazia nel 1984 dopo una dittatura durata più di un decennio, in quel periodo i partiti della sinistra vengono vietati e i militanti imprigionati e torturati. Il Frente Amplio fondato nel Febbraio del 1971 è proscritto e represso assieme alle forze che lo formavano e i suoi leader incarcerati.
Sarà il Partito Comunista a pagare i prezzo più alto mantenendo comunque viva l’organizzazione anche se in forma clandestina.
Di ritorno da Libano e Siria
Mussalaha significa, in arabo, riconciliazione, fra parti che si contrappongono anche in armi. All’opposto, musallaha significa lotta armata e musallahin uomini armati. Un po’ come salàm significa pace e àlam dolore, e la guerra non è sinonimo di dolore?
In Siria esistono molti musallahin fra i quali circa 50mila combattenti stranieri provenienti da oltre venti paesi, attirati sulla via di Damasco chi dalla remunerazione (Qatar e Arabia Saudita principali datori di lavoro) chi dalla prospettiva del paradiso con fiori e ragazze, chi dal sogno di un emirato universale. Ma in Siria esistono anche molti “combattenti disarmati per la pace”, molti mussalahin! E in sostegno alla mission impossible di questi attori del dialogo – religiosi e laici – una delegazione di pacifisti ed esperti di soluzione dei conflitti si è recata in Siria, guidata dalla premio Nobel per la pace nord-irlandese Mairead Maguire.
Sul Giappone continua a pendere – nonostante le rassicurazioni del governo – la spada di Damocle rappresentata dalla centrale nucleare di Fukushima, è stata la stessa società proprietaria dell'impianto (la TEPCO) a segnalare la fuoriuscita dalle vasche di stoccaggio di 120 tonnellate di acqua altamente radioattiva. Una minaccia, dunque, più che mai attuale ma che non sembra impensierire i nuclearisti convinti del Partito Liberal-Democratico.
A distanza di ormai due mesi, intervallati anche dalle morte di una dei protagonisti principali di quel conflitto - la "Lady di Ferro" Margaret Thatcher -, si conclude con un risultato alquanto scontato il referendum (se così si vuol chiamare) indetto dal governo britannico sul possesso delle Falkland.
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