Sandro Pertini indicò il governo israeliano come diretto responsabile del massacro, portando la causa del popolo palestinese proprio davanti agli occhi, anche di quelli più distratti, degli italiani.
Siamo giusto all'inizio di questo nuovo anno ed abbiamo avuto modo di ascoltare il discorso di fine 2013 proprio qualche giorno fa. Ma tra le parole pronunciate da Giorgio Napolitano nessuna è stata riservata al popolo palestinese.
In questi giorni gli abitanti della Palestina stanno vivendo difficoltà sempre maggiori. In seguito alla decisione del governo di Tel Aviv di bloccare il valico di Kerem Shalom sono stati interrotti i rifornimenti alla centrale elettrica che copre il fabbisogno degli abitanti della striscia di Gaza. Se prima la corrente elettrica era assicurata per 12 ore al giorno, adesso, a causa della carenza di carburante, la striscia avrà elettricità per massimo 6 ore al giorno.
A questo si aggiungono le quasi quotidiane notizie di morte che ci giungono dai territori palestinesi. Pochi giorni fa, il 24 dicembre, mentre il mondo cristiano si accingeva a festeggiare il Natale, nel campo rifugiati di Maghazi, una bambina è rimasta uccisa durante un raid aereo israeliano ed un uomo è stato ucciso dai colpi sparati a nord di Gaza, nella zona di Beit Lahiya.
La situazione si fa ancora più drammatica se chi cerca di portare aiuto e solidarietà ad un popolo schiacciato da ingiustizie e sofferenze viene ostacolato in tutti i modi possibili. È quello che accade proprio in questi giorni ai 34 attivisti italiani di “Per non dimenticare il diritto al ritorno” fermati a Il Cairo. Erano partiti a fine mese per portare aiuti medici all'ospedale di Al Awda, a Gaza ma il loro viaggio è stato interrotto, nonostante, essendo preparato da mesi, gli attivisti dell'associazione avessero richiesto tutte le autorizzazioni ed avessero fornito all'ambasciata italiana tutti i documenti richiesti.
Ma tutto questo non trova spazio nei giornali ed in televisione: si parla di Palestina, anche se raramente, solo per annunciare la “magnanima” (!) scarcerazione da parte del governo israeliano di 26 prigionieri politici palestinesi. Il tutto, ovviamente, specificando come questo vada ad esplicitare le buone intenzioni di Tel Aviv, seriamente impegnata nel processo di pace.
Che poi questo processo di pace continui di sfondo, senza riuscire a farsi seguire dall'opinione pubblica, mentre Israele continua a bombardare Gaza e a dare autorizzazioni per la costruzione di nuovi insediamenti per i coloni nei territori occupati, sono dettagli: l'importante è far credere che la buona volontà a parole c'è e tanto basta.
È proprio la volontà di provare ad accendere i riflettori sulla causa palestinese che il prossimo 11 gennaio a Firenze saremo in piazza della Repubblica (clicca qui per l'evento Facebook) insieme all'Associazione di Amicizia Italia-Palestina ed a tanti altri: l'anniversario dell'operazione Piombo Fuso sarà l'occasione per raccontare a chi non la conosce questa storia di violenza ed oppressione ma anche la volontà, il coraggio e la resistenza di un popolo che ancora non ha rinunciato alla sua terra.