Notizie dai territori o legate comunque alle lotte per i beni comuni e a difesa dell'ambiente.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Irrigare la democrazia
Il panorama che si osserva dal colle che ospita la fattoria senza padroni è mozzafiato, le porte del chianti, il cielo azzurro, i colli segnati dal giallo oro del grano maturo, dalla macchia verdastra creata ad arte dagli uliveti, o i disegni generati dal ritto chino tipico della vite. Il contesto vuole la sua parte, ed il contesto di Mondeggi bene comune è di quelli da cartolina. Siamo nella hinterland fiorentino all’interno del comune di Bagno a Ripoli, un’ esperienza nata un anno fa in seno a contraddizioni del mercato della terra protratte da anni che hanno “dissanguato” questi campi tornati a zampillare irrigati dalla fonte dei beni comuni. La fattoria senza padroni nasce dopo un’assemblea pubblica promossa dalla rete di Genuino Clandestino, nel Novembre 2013.
Partecipazione e processi partecipativi: il caso Toscana.
Nella bella cornice del parco di via Betti si è svolta, nella giornata di Domenica 21 Giugn,o un’iniziativa sul tema della partecipazione attiva e sui modelli per cui essa viene declinata. L’iniziativa è stata promossa dal Municipio dei Beni Comuni, spazio politico pisano da tempo ormai attivo su svariati temi (ambiente, integrazione, beni comuni, welfare dal basso), nato in seno al grande progetto di recupero dell’ex colorificio e proseguita fino all’ultimo modello di alternativa reale: l’ex distretto militare Curtatone e Montanara rinominato alla sua liberazione in Distretto 42. L’assemblea ha visto sul proprio tavolo una serie di “ingredienti” molto interessanti; esperienze narranti di situazioni diverse tra loro ma pur sempre imparentate fortemente. Progetti nati dal basso, su iniziativa prettamente popolare che creano o hanno creato veramente partecipazione.
Questa è la volta che volerai via con me: il ritorno di Vasco a Firenze
Era il 1992 e il titolo era un passaggio della canzone "Lo show", singolo di apertura dell'album "Gli spari sopra". Sì perché quando si tratta di Vasco Rossi non si può dire che è solo un concerto. È una pioggia di emozioni.
Dopo una lunga attesa, Vasco Rossi è tornato ad esibirsi allo stadio Artemio Franchi di Firenze. Il "Live Kom 015",dopo il debutto di Bari,è arrivato nel capoluogo toscano per due imperdibili date. Io vi racconterò la prima, quella di venerdì 12 giugno.
Sono le 21.15 circa. La gente non ne può più. L'attesa si fa snervante. Tutti invocano l'entrata in scena di Vasco. Pochi minuti dopo si sentono le nota di "Zoya" di Dmitrij Šostakovič. Ed ecco entrare la band: il tastierista Alberto Rocchetti, la carismatica corista Claudia Moroni, il bassista Claudio Golinelli ("Il gallo"), il corista Frank Nemola, il sassofonista Andrea Innesto (detto Cucchia), il chitarrista americano Stef Burns e le due new entry Vince Pastano alla chitarra (che sostituisce Maurizio Solieri) e l'ex Evanescence Will Hunt alla batteria. Dopo poco entra Vasco. Boato.
Da il manifesto
Dal quadro politico disegnato dal voto di domenica, al massiccio astensionismo. Fino al risultato delle liste di sinistra lì dove, specie in Liguria e Toscana, il percorso unitario c'è. Sandra Bonsanti, giornalista e presidente onoraria di Libertà e Giustizia, dà la sua chiave di lettura di quanto emerso dalle urne.
Con tutte le peculiarità delle elezioni locali, che bilancio si sente di dare? Come è andata?
Ha perso il governo. Chi è andato a votare lo ha fatto per dare un segnale critico, in particolare al presidente del consiglio. Del resto è stato lui ad avviare il giochino del risultato calcistico, quando nessuno se la sentiva di dire che le elezioni in sette regioni su venti erano un test per l'intero paese. Nessuno poi aveva capito bene, vista l'astensione, quanto gli italiani fossero stufi di questo tipo di politica. Ce ne accorgevamo più noi nell'associazionismo. Nel territorio, dove la crisi c'è e si tocca con mano. In tanti mi hanno detto: 'sono tutti uguali'. Il risultato si tocca con mano.
Liguria amarissima per il Partito Democratico e la sua candidata Raffaella Paita. I dati, oramai consolidati in questa notte/mattinata del primo giugno, mostrano il compattissimo centro-destra di Giovanni Toti avanti di oltre sette punti, con il 34%, sulla portabandiera democratica (38% la somma delle liste che, dunque, si aggiudicano il premio di maggioranza).
Con il voto in Senato, il cosiddetto “DDL ecoreati” ha incontrato l’approvazione definitiva a larga maggioranza lo scorso 19 maggio, concludendo un iter iniziato nel febbraio 2014 con la presentazione da parte del gruppo parlamentare del PD di un disegno di legge di disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente, poi integrato con le iniziative dei gruppi parlamentari di M5S e SEL.
Questo provvedimento si inserisce in un contesto normativo preesistente disorganico e dispersivo, drogato dall’inflazione di leggi specifiche. I fondamenti dei precedenti interventi normativi sono stati il principio della prevenzione del danno, con l’articolazione del sistema di valutazioni di impatto ambientale (le famose VIA, spesso troppo ottimistiche…) e permessi da parte di amministrazioni pubbliche alla realizzazione di opere potenzialmente dannose, il principio di precauzione per il contenimento del danno e il famigerato principio «chi inquina paga», tradotto dalla prassi in «chi paga può inquinare».
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