In una fase iniziale abbiamo tentato di accompagnare alla testata e alle nostre iniziative una cronaca di quello che avveniva nei nostri territori, avviando una sperimentazione in Toscana ormai interrotta da tempo. Raccogliamo qui tutti gli articoli archiviati secondo le categorie di allora, aggiungendo tutto quello che si lega a questa regione e che pubblichiamo ancora.
Immagine liberamente ripresa da wikimedia.org
Mercoledì 11 giugno un gruppo di una ventina di valorosi ha deciso di sfidare l’afa e l’arduo terreno delle aiuole di piazza Giorgini, cuore del quartiere Statuto a Firenze, sferrando un “attacco verde”. Il guerrilla gardening è una forma di “giardinaggio politico”, un’azione nonviolenta che mira a contrastare il degrado urbano attraverso la riqualificazione del verde pubblico. I volontari “guerriglieri” ripuliscono giardini e aiuole trascurati, rivitalizzandoli con nuove piante e fiori. Riappropriazione e valorizzazione degli spazi urbani, ma non solo: il guerrilla gardening rappresenta anche un’occasione formativa e di socializzazione.
Radio CORA. A tutti a Firenze questo nome risulta familiare. Un po' forse perché rimanda ai tanti nomi tipici che sentiamo spesso urlare per le nostre strade, un po' perché ricorda un grande esempio di valore e coraggio.
Di Filippo Montanelli
Mercoledì sera, Pisa, zona Porta a mare. Qui, nel circolo arci Pace e Lavoro coraggiosamente scelto perché periferico oltre che popolare, è avvenuta la prima presentazione su scala nazionale de L'armata dei sonnambuli, ultimo lavoro a tema frutto del collettivo di sinistra Wu Ming (espressione cinese traducibile con “senza nome”) che ha già riscosso un successo eclatante vendendo 40000 copie in appena una settimana e “costringendo” così gli autori a una consistente ristampa anticipata. Un'opera esplosiva insomma, culmine di una ricerca ventennale sull'idea della rivoluzione cominciata con Q. e passata per Ascie di Guerra, 54, Manituana, Altai ma anche per confronti, eventi, dibattiti coagulati attorno al famoso blog Giap.
La volontà di leggere i processi storici e culturali per combattere e vincere la battaglia culturale contro i rigurgiti nazifascisti. Questa (oltre al richiamo di nomi come Banti, Crescenzi, Battaglia e Wu Ming) l'esigenza che ha spinto circa cento persone a gremire l'aula magna di palazzo Matteucci – sede del Dipartimento di Filologia Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa e vicinissimo a palazzo Ricci, storica sede della Facoltà di Lettere – nel pomeriggio di mercoledì 16 aprile, per la conferenza “l'appropriazione politica di una tradizione” sull'improprio utilizzo della mitologia, specialmente nordica, da parte delle destre europee; organizzata e promossa da Lettere Rosse, gruppo dell'area umanistica del sindacato studentesco Sinistra per..., che in collaborazione con il circolo Arci “Pace e Lavoro” ha anche curato la presentazione serale del nuovo libro del collettivo Wu Ming, “L'armata dei sonnambuli”.
Quando si parla di nuove identità e nuovi processi del lavoro, spesso si tralascia il variegato universo del precariato nei servizi socio educativi. Stranamente, perché tali servizi sono quelli che subiscono nella maniera più prepotente la frammentazione delle tutele e dei diritti di welfare che, attraversando venti e più anni di politica italiana, ricongiunge il suo volto più feroce alle logiche della spending review e dello svuotamento della valenza sociale di tali diritti.
Ha scelto lo storico Caffé dell'Ussero, nel cuore di Pisa, il nutrito gruppo di professori, uomini di cultura, scienziati e amanti del Parco di San Rossore per presentare l'ennesima spina nel fianco agli organizzatori della Route Nazionale AGESCI, che proprio nel parco dal 6 al 10 Agosto porterà le sue 10mila tende.
Sono infatti già 200 le adesioni, senza farsi mancare alcune firme illustri, all'appello lanciato dal naturalista e scrittore Alessandro Spinelli, dal botanico ed ex direttore del Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università di Pisa Fabio Garbari e da Mauro Nozzolini. Fra i piu noti a rispondere alla denuncia dei tre, l’ex direttore della Scuola Normale Salvatore Settis, lo storico Adriano Prosperi, il fondatore e presidente onorario del WWF Italia Fulco Pratesi, la Presidentessa della Società Botanica Italiana Maria Raimondo e anche anche alcuni direttori di parchi naturali sparsi per la penisola.
Questo il testo dell'appello (adesioni alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ):
Studio di Incidenza per il Progetto di allestimento della Route Nazionale dell’AGESCI
in San Rossore (Pisa)
La lettura – e rilettura - delle 74 pagine dello “Studio di incidenza” proposto dall’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani per poter giustificare un raduno nazionale in San Rossore, previsto per il mese di agosto, provoca a chi scrive non tanto una sensazione di sgomento ma uno stato di vero allarme per quanto riguarda l’opportunità di tale manifestazione in un luogo che, caro ai Pisani e ai Toscani - e non solo -per la sua storia granducale, poi reale e quindi repubblicana, rischia danni e alterazioni ambientali forse non irreversibili ma certo non riparabili in pochi anni. Il documento intitolato “Studio di Incidenza” merita qualche commento, visto che ben pochi ne sono a conoscenza e che lo stesso Comitato Scientifico del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli non risulta essersi espresso, come prevedono le norme, al proposito.
La procedura per la valutazione di un progetto, di un piano, o di interventi che potrebbero compromettere la qualità ambientale di un sito della Rete Natura 2000, prevista dalla Direttiva comunitaria Habitat, recepita a livello nazionale e dalle leggi toscane per i Siti di Importanza Regionale (SIR), tra i quali San Rossore con il Parco rappresenta una singolarità in termini geomorfologici, biogeografici, storici e culturali ben nota, è obbligatoria . Quando un SIR ospita habitat naturali o specie definite prioritarie, eventuali interventi che potrebbero rivelarsi distruttivi possono essere effettuati , dopo attenta e rigorosa valutazione, esclusivamente per motivi di tutela della salute o della sicurezza pubblica, previo parere di una Commissione europea.
Esaminiamo i dati del Progetto . Il raduno scout che si svolgerà dal 6 al 10 agosto su 74 ettari di San Rossore, lungo il viale che da Cascine Vecchie porta a Cascine Nuove, prevede: 30.000 (trentamila!) ragazzi tra i 17 e i 21 anni, collocati in 10.000 tende, in cinque “sottocampi” ciascuno di 6000 persone; 2000 adulti in un campo tende per la gestione delle attività connesse alla manifestazione; una piazza di 4000 mq con un presidio sanitario; due palchi (di 10 x 8 e di 6 x 4 mq); un magazzino per i generi alimentari; una segreteria; 1400 (millequattrocento!) servizi igienici di tipo chimico (220 in sei zone), 80 dei quali nell’area centrale, da vuotare due volte al giorno tramite autobotti; 750 docce e 750 lavabi con rete di distribuzione idrica fornita dall’acquedotto comunale (405.000 litri d’acqua ogni ora, in agosto!), con scarichi nel bosco; un’area di 5 ettari con una tenso-pagoda per 500 persone;, spazi espositivi coperti per mostre, biblioteca, cinema, stampa. Per la cerimonia di apertura, di chiusura e di una veglia serale verrà montato un palco “di grandi dimensioni” con muri laterali alti 12 metri; fari e altoparlanti collocati sui pini con portata luminosa e sonora di incalcolabile effetto, e tante altre cose ancora. Meno male che non sono previste attività di cucina: i pasti saranno distribuiti da servizi esterni. Le attività di cantieraggio, il montaggio delle strutture, i livellamenti del terreno, la realizzazione delle opere correlate all’evento e al loro smontaggio a fine manifestazione incideranno per 3-4 mesi.
Un sito di importanza regionale (SIR) e comunitaria (SIC), zona di protezione speciale (ZPS), ricco di valori naturalistici, con delicati e fragili equilibri tra storia dell’Uomo e vicende paleo-biogeografiche, con elevatissima biodiversità floristica e faunistica non dovrebbe ospitare simili eventi. Non sono convincenti le argomentazioni conclusive della NEMO (Nature and Environment Management Operators Slr, chiamata a valutare il Progetto), quando l’incidenza sull’integrità degli habitat, che verrebbero lievemente alterati, è classificata non significativa. Nessuna alterazione avrebbe questo raduno sull’integrità della flora, lieve l’alterazione sulla fauna. Insomma le interferenze sugli habitat sarebbero minime. Si vorrebbe poi sapere quali soluzioni mitigative degli impatti degli scarichi, e non solo, in accordo con l’Ente Parco potrebbero essere sostenute per una fattibilità tecnica ed economica che ci sembra francamente inattuabile.
Che in San Rossore sia stato proposto un evento così rilevante, sostenuto da probabili logiche politiche, patetiche se non ipocrite, e da considerazioni di natura commerciale che gli stessi scout dovrebbero contestare , dovrebbe suscitare una risoluta presa di posizione da parte dei cittadini , degli Enti e della Associazioni più sensibili e responsabili. Le aree protette non devono essere asservite a ruoli che non siano quelli previsti dalle leggi, dalle norme e dai fini per i quali sono state delineate. Per i motivi sopra esposti e nella convinzione che la Tenuta di San Rossore non vada trattata né oggi né mai come un semplice parco pubblico, i firmatari di questo documento si appellano al Presidente della Regione Toscana, dott. Enrico Rossi, affinché ritiri la disponibilità della Regione allo svolgimento della manifestazione all'interno della Tenuta. Si rivolgono inoltre al Presidente del Parco di Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli, dott. Fabrizio Manfredi, al direttore dell'Amministrazione, dott. Andrea Gennai, ai membri del Consiglio di amministrazione, affinché esprimano parere contrario allo svolgimento dell'iniziativa. Consapevoli del fatto che il raduno AGESCI è stato programmato e che il suo iter organizzativo è già avviato, proponiamo che esso possa svolgersi all'interno del territorio del Parco, ma in zone ambientalmente meno fragili della ex Tenuta presidenziale, quali ad esempio le zone agricole della Tenuta di Coltano o quelle poste a lato della strada che da S. Piero conduce a Camp Darby.
Parole alle quali, alla conferenza stampa, si sono aggiunte anche quelle di alcune associazioni. «Il valore scoiale dell'iniziativa non può far dimenticare le preoccupazioni per il pesante carico ambientale che dovrà subire quell'area di pregio del Parco» scrivono da Legambiente. – Si pone ancora una volta la necessità di ricordare che la prima funzione di un parco, la ragione stessa della sua esistenza, è la conservazione del capitale naturale; non un lusso ma una necessità, utile anche dal punto di vista economico. Allora non si può che essere contrari all'uso improprio del Parco e della tenuta in particolare, che non può diventare palcoscenico e scenario per le più diverse attività per motivi commerciali o di prestigio. Come non piace la forzatura della Regione che impone al “suo” Parco un'iniziativa senza seguire la via corretta di presentare prima lo Studio di Incidenza e decidere poi di conseguenza».
Un riferimento, quello all'iter sbrigativo e certo anomalo con cui si è arrivati a questa decisione, con il Parco che si dichiara ancora in procinto di prendere una decisione mentre su internet già si vendono i gadget della manifestazione, a cui in conferenza ha fatto riferimento anche il WWF, che per voce di Marcello Marinelli denuncia: «noi il primo progetto lo abbiamo visto quasi di sfuggita il 27 marzo, mesi e mesi dopo l'annuncio del presidente della Regione Toscana».
Il Parco, dal canto suo, non è però rimasto a guardare. Proprio ieri mattina ha inviato ai giornali un'accorata lettera del direttore del Parco Andrea Gennai:
Il 17 aprile un gruppo di persone tra cui diversi professori universitari ed alcune illustri personalità, terrà una conferenza stampa per presentare l’appello al Presidente della Regione, a quello del Parco ed al sottoscritto affinché sia detto “NO” alla Route Nazionale AGESCI di questo agosto in San Rossore. Tutti i pareri sono rispettabili ma è curioso che questi esperti abbiano già le idee chiare sul previsto impatto di tale Route, pur non avendo nemmeno visto il progetto. Hanno infatti visionato solo la versione non definitiva dello studio di incidenza e sinceramente mi sembra poco per poter giudicare. Nessuno di loro ha chiesto chiarimenti o informazioni, sentendosi evidentemente già sicuro del proprio parere. Nessuno ha verificato se l’area oggetto del campo è classificata a libera fruizione o meno… In questo modo, chi come me è chiamato a giudicare attraverso il Nulla Osta, è già preventivamente tacciato di essere in errore qualora esprima parere favorevole… La Conferenza dei Servizi composta da tutti gli enti coinvolti esaminerà il progetto definitivo che deve ancora essere consegnato e quindi anche noi dobbiamo ancora valutare. Vedremo cosa ne uscirà. Quello che non è accettabile è però il pregiudizio che emerge dall’appello, che allude a non precisate logiche politiche (?) e addirittura commerciali (???) la cui origine non si capisce proprio dove sia. Io sono abituato a ragionare secondo logiche diverse: un progetto lo si giudica nei suoi contenuti, senza farsi condizionare dal credo o dal pensiero politico del proponente. La politica interessata alle scadenze elettorali, di grazia, stia fuori da questi aspetti tecnici e la tecnica ci aiuti piuttosto a combattere le mille pressioni che ogni giorno erodono il Parco nella sua bellezza ed integrità senza che nessuno convochi conferenze stampa su tali argomenti: discariche, prostituzione e degrado umano, fruizione selvaggia di alcune spiagge, abusivismo, bracconaggio, inquinamento…tutti temi che ogni giorno ci vedono combattere con le poche forze che abbiamo. Potrei certamente nascondermi dietro al fatto che il permesso per realizzare la Route l’ha rilasciato il Presidente della Regione senza consultare preventivamente il Parco. Invece credo – e lo dico da uomo di sinistra, non credente e lontano dagli Scout mille miglia – che questa route sia una straordinaria occasione per chi, come me, crede nella conservazione della natura come ad una vera e propria religione. Una straordinaria occasione per mettere nella testa e nel cuore di questi 30.000 ragazzi un po’ di conoscenza e di amore per il nostro Parco, per le nostre foreste, per i nostri meravigliosi animali. La sfida dei parchi come il nostro è proprio questa: confrontarsi con l’uomo, facendolo vivere nella natura cercando sempre più la perfetta sostenibilità. Chiudere i cancelli di San Rossore agli Scout (certo diverso sarebbe se fosse l’associazione bracconieri o quella dei motocrossisti..) diventerebbe l’errore educativo più grande che il mondo della conservazione possa fare. Che vengano, rispettando le regole che gli daremo, prendendosi le multe per gli errori che faranno ed i complimenti per le attenzioni che dimostreranno, ascoltando il nostro personale ed i nostri volontari che spiegheranno loro le caratteristiche del Parco e del lavoro quotidiano che facciamo per proteggerlo. Andranno via dopo 4 giorni con il cuore gonfio per la bellezza di questi posti e per le emozioni vissute grazie a questa natura, che certo saprà sopportare questa “invasione”, così come sopporta da decenni, proprio nella stessa area della Route, quelle dei turisti di Pasquetta e del primo maggio, molto meno sensibili degli scout alle tematiche ambientali. Dopo questa esperienza, i ragazzi diventeranno 30.000 angeli custodi del nostro Parco, attenti alla natura anche quando andranno negli altri parchi e, credo, anche quando andranno in cabina elettorale o educheranno i loro figli. La precedente Route nazionale si tenne ai Piani di Pezza, luogo incontaminato abruzzese dove nel 1986 orsi, lupi, aquile e bellissime montagne “ospitarono” circa 15.000 ragazzi senza particolari traumi. Chi dice che i Parchi non son luoghi per manifestazioni come queste (ovviamente una tantum, ma qui si parla di una Route ogni 30 anni!), temo non sappia quasi nulla delle strategie di conservazione e di educazione ambientale. Io che, nel mio piccolo, lavoro per i parchi da ben 24 anni, continuerò il mio impegno con perizia, senza influenze ideologiche e con la giusta dose di coraggio, nel tentativo di proteggere “davvero” questo straordinario Parco.
Accuse alle quale i promotori dell'appello hanno replicato immediatamente. «Ciò che si sta decidendo sul Parco, quel parco che alcuni di noi hanno studiato per anni, se non decenni, è assolutamente fuori dall'ordinario. – ha replicato Garbari. – Né le associazioni, né l'apposita commissione regionale per la tutela della biodiversità, né, in un primo tempo, la dirigenza del Parco stesso, sono state minimamente coinvolte nella decisione. Oggi ci accusano di fare politica, di non conoscere carte che invece abbiamo letto e letto bene, e che vengono presentate come definitive. Quello che abbiamo da dire è che siamo un gruppo di cittadini e membri della comunità scientifica che niente hanno a che vedere con questioni elettorali o politiche. Abbiamo passato anni e anni a studiare un parco che non vorremmo vedere consegnato a dinamiche e filosofie che sono proprie di un parco pubblico, non di un parco naturale. Contro l'AGESCI, poi non abbiamo nulla: altre, sempre all'interno del Parco, sono le aree più idonee ad un evento di queste dimensioni: le aree di Coltano o fra San Piero e Camp Darby sarebbero scelte ben più ragionevoli».
Rincara la dose Spinelli, che non ha mancato di esprimere la sua soddisfazione per la presa di posizione delle associazioni, prevista già nei giorni scorsi. «Chiunque si sia avvicinato al Parco in questo momento difficile non può che essersi fatto un idea: siamo di fronte ad una imposizione tutta regionale. Rossi ha lanciato una sfida: “dobbiamo dimostrare che è possibile”. E la mia domanda è: cosa sarà impossibile, d'ora in poi? Chi dirà di no e con quali motivazioni lo farà a tutti quelli che, a quel punto, pretenderanno il Parco per iniziative simili? E' in atto, strisciante, la trasformazione del nostro Parco in parco pubblico, come le Cascine». Infine, sul direttore: «non lo conosco di persona, ma come già ho avuto modo di dire in passato, molte delle sue proposte mi sembrano quantomeno bislacche, espresse col tono di uno che più che guidare il parco fa intrattenimento turistico».
Infine, un ulteriore appello di entrambi i promotori: «si ripensi tutto, e si organizzi un incontro fra i firmatari, le associazioni, e la dirigenza del Parco».
Se questo incontro avrà davvero luogo, solo il poco tempo rimasto potrà dircelo.
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