Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
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La Teoria del Tutto
Stephen Hawking ci ha lasciato, ma quello che non potremo mai dimenticare è il suo enorme contributo alla scienza. Ci sono grandi scienziati che, pur senza vincere mai il Nobel, hanno contribuito in maniera sostanziale a rivoluzionare il nostro modo di pensare e di vedere il Mondo e l’Universo: Stephen Hawking è stato sicuramente uno di questi.
Popolocrazia (Diamanti, Lazar): il populismo ha già vinto?
Ne Gli ultimi Jedi (l’episodio di Guerre Stellari del 2017) il personaggio di Benicio Del Toro tenta di disilludere i “buoni” sulla natura della contesa tra lato oscuro e repubblica. Non conta chi ha ragione, per l’economia è importante il proseguimento del conflitto. I signori della guerra vendono indistintamente alla parte imperiale e a quella della ribellione...
La fabbrica del populismo produce armi per entrambe le parti della contesa politica apparentemente egemone nel blocco occidentale del globo terrestre. Chi ricopre incarichi nelle istituzioni disegnate nel secondo dopoguerra solitamente si appella alla difesa dai "barbari", sventolando il pericolo di nuovi totalitarismi. I portavoce del cambiamento invocano i panni dell'uomo comune, fregiandosi della medaglia vittimistica che li rende esenti da ogni responsabilità rispetto alla situazione presente.
“«Questa crema farà miracoli sulla tua pelle.» A meno che non si intenda che provocherà delle stimmate, è difficile che una crema possa fare miracoli.”1
Le porte della percezione
Dietro alle sensazioni, dalle più belle alle più drammatiche, si nascondono meccanismi biologici, capirli e comprenderli ci può aiutare moltissimo.
La sfida allo spazio lanciata da Elon Musk riaccende una corsa verso le stelle lasciata da troppo tempo solo agli addetti ai lavori. Ma apre anche spinosi interrogativi per il futuro.
Italian theory: se esiste che si sporchi le mani
In un articolo di qualche tempo fa, pubblicato dal sito Le parole e le cose, Barbara Carnevali lanciava una provocazione contro il «simulacro di filosofia» che ha preso recentemente piede nelle università di tutto il mondo (occidentale), definibile secondo la filosofa con il termine «Theory»: «un amalgama di idee e formule di varia provenienza disciplinare (prevalentemente filosofia, psicanalisi e sociologia), estratte da un canone di autori disparati ma accumunabili in una generica postura radicale (Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Deleuze, Bourdieu, Agamben, Said, Spivak, Butler, Žižek, l’onnipresente Benjamin, l’uscente Derrida, la new entry Latour…), fuse in un solo crogiolo e ridotte a un’agenda tematica angusta: il potere, il bios, il genere, il desiderio e il godimento, il soggetto e le moltitudini, la coppia dominanti-dominati, il capitale e lo spettacolo, etc»1.
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