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Non cessano di suscitare polemiche le consuete visite ed omaggi dei massimi esponenti del governo allo Yasukuni Shirne, il tempio nel quale si celebrano i soldati caduti per l'Imperatore. A recarsi al tempio, lo scorso sabato è stato il ministro della Giustizia Mitsuhide Iwaki. “Ho portato i miei omaggi per esprimere gratitudine per le anime di quanti hanno combattuto per la nazione e sacrificato le loro vite” ha dichiarato Iwaki ai giornalisti.
Il premier Abe, pur non essendosi recato in visita, ha voluto comunque mandare degli omaggi rituali al tempio. “Il Giappone dovrebbe affrontare e riflettere a fondo sulla storia dell'invasione, rompere chiaramente con il militarismo e riconquistare la fiducia dei propri vicini asiatici e della comunità internazionale con concrete azioni” ha dichiarato Hua Chunying, Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino.
“Il Governo della Repubblica di Corea non può fare a meno di deplorare il fatto che alcuni membri in carica del Consiglio dei Ministri e parlamentari del Giappone hanno ancora una volta reso omaggio al tempio Yasukuni, che ricorda i criminali di guerra e glorifica l'invasione coloniale e la guerra di aggressione. I rappresentanti del Governo ed i legislatori del Giappone, i quali dovrebbero comportarsi in conformità con la responsabilità legata alla loro posizione, devono affrontare con esattezza la storia e mostrare attraverso azioni concrete la loro incondizionata auto-riflessione e sincero rimorso per le gli errori del passato” si legge invece in una nota ufficiale del Ministero degli Esteri della Corea del Sud.
Allo Yasukuni shrine sono ricordati circa 2.500.000 soldati nipponici, tra essi oltre mille criminali di guerra.
Prosegue, intanto, il lavoro di ricostruzione delle aree colpite dal terremoto nella Prefettura di Kumamoto. Il 25 aprile il governo ha deciso che l'80%-90% dei costi della ricostruzione saranno a carico del Governo centrale. A tale scopo sarà presentato, il 13 maggio, un bilancio supplementare per coprire tali spese. Collaborazione su tale tema è stata offerta dal Presidente dei democratici Okada.
Secondo stime dell'Esecutivo, i danni alle strutture pubbliche ed alle infrastrutture ammonterebbero ad oltre due miliardi e mezzo di dollari. I danni all'agricoltura sarebbero, invece, nell'ordine di 5 miliardi di yen, mentre quelli alle piccole e medie imprese si attesterebbero a 160 miliardi. Immediate misure per la ripresa economica della Prefettura, sono state chieste dal deputato comunista Shozo Majima, lo scorso 22 aprile.
Tra giovedì e sabato, una serie di forti scosse (tra 6.5 e 7.3 della scala Richter) hanno colpito l'isola di Kyushu ed in particolare la Prefettura di Kumamoto, provocando, ad oggi, 48 morti e quasi 3.000 feriti. Il numero degli sfollati è, invece, prossimo a 100.000. Oltre 164.000 le abitazioni prive di energia elettrica, mentre sono circa 8.700 quelle, parzialmente o totalmente, distrutte. Fermi gli importanti stabilimenti presenti nell'isola (Honda, Nissan, Toyota, Sony e Mitsubishi).
Il 20 aprile, intanto, il governo ha deciso lo stanziamento di 2.300.000.000 yen per gestire l'emergenza. Non coinvolta negli eventi sismici la centrale nucleare di Satsumasendai, nel Kyushu meridionale, che è rimasta attiva. Per lo spegnimento precauzionale dell'impianto, si era subito attivato, mediante una richiesta al governo, il Partito Comunista.
Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato la prospettiva di crescita economica del Giappone allo 0,5% (contro l'1% della precedente previsione). Molto più rosee erano state le previsioni della Banca del Giappone, la quale aveva stimato una crescita, per l'anno 2016, dell'1,5%.
Il FMI ha anche invitato il Giappone ad andare avanti con il programmato, ed ulteriore, aumento della tassa sui consumi (dall'8% al 10%) al fine di poter disporre di fondi per future iniziative economiche.
Simile richiesta è arrivata anche dal Segretario Generale dell'OCSE, il messicano Angel Gurria, il quale ha affermato che il Sol Levante dovrebbe spingersi oltre il 10%, previsto per aprile del prossimo anno, per raggiungere il 15%.
Il premier nipponico, per parte sua, ha affermato, in questi mesi, che l'aumento potrebbe essere ritardato nel caso avvenga un sostanziale recupero della crescita economica.
Mentre in una Grecia circondata da muri, al molo di Chios, i militanti di Alba Dorata tentano di annegare i profughi, evidentemente ancora non contenti delle deportazioni organizzate dall'Unione Europea ed effettuate da un'agenzia creata appositamente per “gestire le frontiere esterne” come Frontex (per il video vedi qui), i problemi alla base dei movimenti migratori non sembrano certo arrestarsi, bensì acuirsi.
Panama Papers: caos politico in Islanda
La prima testa a cadere a seguito dello scandalo sollevato dalla pubblicazione dell'inchiesta relativa ai "Panama Papers" è quella del Premier Islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson. Esponente di spicco del centrista e liberale Partito Progressista, il giovane Gunnlaugsson (classe '75) ha vinto le elezioni politiche del 2013 in coalizione con la destra del Partito dell'Indipendenza, regalando al fronte dei conservatori una vittoria elettorale schiacciante.
Il 28% dei lavoratori ultraquarantenni ha preso in considerazione la possibilità di lasciare il lavoro per poter prendersi cura dei propri cari in età avanzata: questo il risultato di un'indagine condotta da Rengo, la maggiore confederazione nipponica. La ricerca, condotta tra febbraio e giugno dello scorso anno, con la partecipazione di 8.200 lavoratori, ha mostrato come l'1,6% dei rispondenti abbia preso la drastica decisione di dimettersi al fine di poter accudire, in assenza di servizi pubblici adeguati, gli anziani della propria famiglia. La percentuale più alta, tra le tentazioni di abbandono del lavoro, si è riscontrata, com'era purtroppo naturale, tra le lavoratrici (35%).
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