Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Successo nelle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea della Prefettura di Okinawa delle forze contrarie alla ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko. La coalizione che supporta il Governatore Takeshi Onaga, ha ottenuto 27 seggi (su 48 totali). I seggi sono stati così ripartiti: per la maggioranza 8 seggi sono andati il Partito Socialdemocratico; 7 per la formazione locale Kenimin Net; 5 per i comunisti; 2 per il Partito delle Masse Sociali; 5 gli indipendenti.
Nell'opposizione 13 sono stati i seggi ottenuti dai libera-democratici; 5 per il Nuovo Komeito e 2 per gli ex Partito dell'Innovazione di Osaka ishin no kai. Al 53,3% - ed in crescita, rispetto al 2012, dello 0,8% - l'affluenza. “Queste elezioni mostrano come il popolo di Okinawa appoggi gli sforzi per fermare la costruzione della nuova base” ha affermato Onaga.
Rimarrà nella storia la visita, la prima di un Presidente statunitense in carica, di Barack Obama ad Hiroshima. “Un significato storico per il mondo intero” secondo il Presidente del Partito Democratico, Katsuya Okada, il quale ha auspicato che questa visita possa essere il primo passo per realizzare “un mondo libero dalle armi atomiche”.
Giudizio positivo è stato espresso anche da Terumi Tanaka, Segretario Generale della Confederazione Giapponese delle Organizzazioni delle Vittime delle Bombe A e H (Nihon Hidankyo): “credo che se i sopravvissuti leggessero il testo del suo discorso sarebbero tutti quanti commossi” ha affermato il leader storico dell'associazione, il quale ha, però, espresso il proprio disappunto per la visita troppo breve, circa 15 minuti, al museo del Memoriale e per non aver potuto parlare direttamente con il massimo rappresentante USA. Un brevissimo scambio di parole si è tenuto, invece, tra Obama e Sunao Tsuboi, Presidente di Hidankyo.
Qui la prima parte dell'articolo
Sicuramente la situazione messicana è quella peggiore rispetto alle altre due descritte precedentemente, anche se la legge messicana è migliore per quanto riguarda la protezione e la difesa del mondo del lavoro in quanto è soggetta a forme contrattuali collettive dove il datore di lavoro non può licenziare ingiustamente ed è previsto il reintegro o la compensazione, contrariamente a quanto accade in Canada o negli USA ove è possibile licenziare anche senza preavviso. Inoltre è previsto per legge un salario minimo anche se la settimana lavorativa è di 48 ore. La differenza maggiore riguarda la risoluzione delle controversie che in Messico sono regolate la leggi federali mentre negli altri Stati sono incorporate nei contratti.
Il Governatore della Prefettura di Okinawa, Takeshi Onaga, ha chiesto al premier Abe di poter incontrare il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, durante la visita che il rappresentante nordamericano realizzerà in Giappone per partecipare alla riunione del G-7. “Pensiamo che le questioni relative alla sicurezza ed alla diplomazia vadano discusse tra i governi nazionali” è stata la risposta del Segretario Generale del Gabinetto Yoshihide Suga.
Tra gli ultimi episodi avvenuti nella Prefettura, connessi alla presenza militare statunitense, vi è un omicidio, con violenza sessuale, commesso da un marine. L'episodio, preso molto sul serio dal governo nipponico, ha generato una serie di colloqui con il capo delle forze armate statunitensi in Giappone. “L'indipendenza del Giappone è un mito se l'attuale Accordo sullo Status delle Forze Armate (statunitensi ndr) rimarrà invariato” ha affermato Onaga.
Seppur sia un paradosso non da poco, nel mondo dell'opulenza e del consumismo la morte per inedia continua a sussistere e ad essere una minaccia pressante per milioni di persone. Pochi giorni fa l'Onu ha lanciato l'allerta carestia in Yemen per 7,6 milioni di persone ormai ridotte in condizioni al di sotto dei livelli minimi di sussistenza (vedi ricostruzione qui). L'Unicef aveva già riportato cifre secondo le quali i bambini denutriti ammonterebbero ormai a 1,3 milioni. Le cause ovviamente non sono affatto casuali, ma dettate da politiche ben precise. Il blocco dei porti imposto dall'Arabia Saudita ha aggravato notevolmente una situazione economica già critica in cui si importavano più del 90% dei generi di prima necessità. La guerra resta una delle cause principali e la spinta propulsiva dettata dalle commesse militari e dagli interessi in gioco spesso cancella ogni capacità critica. Le responsabilità politiche sono estese pure per l'Italia eppure la notizia è passata totalmente in secondo piano, come se l'aver venduto armi a chi ha massacrato un popolo riducendolo ora pure alla fame sia un fatto assolutamente non rilevante.
Ma le responsabilità politiche ricadono in primo luogo proprio sull'Onu il quale ha premiato i sauditi in tutte le sedi possibili, nonostante la stessa Arabia Saudita stia continuando a massacrare il popolo yemenita e attualmente sia il principale responsabile della carestia avendo distrutto le strutture portanti di un paese già fragile. Il finto stupore del rapporto sul rischio di una carestia spaventosa in Yemen lascia aperto il problema delle tragiche conseguenze dell'ennesima guerra in una zona già poverissima del mondo, ma non rileva assolutamente responsabilità e ancor meno autocritiche necessarie per chi si autoproclama giudice supremo dell'ordine mondiale.
Volendo poi ricorrere all'imparzialità aperta di Smith per scardinare gli assiomi dogmatici su cui è basato quest'ordine potremmo provare a chiedere a un iracheno cosa ne pensa della nostra democrazia esportata da quelle parti. Difficilmente sarà un parere entusiasmante. Eppure abbiamo un tale Verdini che in Tv sostiene di essere un vero liberale che non può esimersi dal votare Sì al referendum costituzionale! Invece a dar retta ai veri liberali, come Smith e Sen, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli per varie questioni, ma per fortuna abbiamo questi liberali che non si pongono minimamente alcun problema che non sia dettato dalle contingenze politiche.
Così, il mercato continua a produrre morti d'inedia e non è una responsabilità dell'autoritarismo o dell'inefficienza allocativa della supposta mano invisibile, ma una caratteristica intrinseca al funzionamento di un'economia di mercato che prevede accumulazione crescente di ricchezza che scarica sulle zone già povere conseguenze sempre più devastanti. Le guerre e il loro strascico di sofferenza, morte lenta di fame e consunzione non sono che l'altra faccia dei palazzi di Abu Dhabi costruiti coi petrodollari. Volendo ancora ricorrere a Sen potremmo rilevare come il nyaya (vedi Il Becco n. 9) non sia ormai altro che un matsyanyaya in cui il pesce grande divora il pesce piccolo, ossia una giustizia in cui l'Arabia Saudita può aggredire brutalmente un paese già povero riducendo sette milioni e mezzo di persone alla fame nella totale impunità. La principale causa resta la voracità di un capitale che non smetterà mai di spingere e fagocitare uno sviluppo sempre più distruttivo per chi come nello Yemen o in Afghanistan si trovava già in condizioni di estrema povertà e ora rischia seriamente la fame dopo guerre sempre più distruttive. Chissà se il cittadino iracheno citato poco sopra potrà sentirsi finalmente libero in condizioni simili, tra attentati giornalieri, terrorismo endemico e carestie?
NAFTA, TTIP e i presagi per l'Europa dell'Est
Non ci opponiamo al TTIP perché conservatori e reazionari, perché spaventati dalle nuove tecnologie, dallo sviluppo, dalla possibilità di maggiore scelta. Ci opponiamo perché sappiamo come tutti gli argomenti a favore del trattato siano falsità.
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