Internazionale

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Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.

Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org

Anche l'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici si schiera contro i disegni di legge che consentirebbero il dispiegamento all'estero delle Forze di Autodifesa. L'Associazione, il cui primo presidente fu il Premio Nobel per la Pace René Cassin, in un comunicato, si è espressa a favore dell'articolo 9 della Costituzione e, conseguentemente, contro un suo stravolgimento nei fatti.
“Le Forze di Autodifesa possono diventare una forza belligerante in conflitti che non riguardano o colpiscono il Giappone. Questi nuovi disegni di legge faranno, senza dubbio, crescere le tensioni nella regione” si legge nella dichiarazione.

“Una dichiarazione piena di falsità”, questo il giudizio del Presidente del Partito Comunista Shii sulla dichiarazione ufficiale rilasciata dal premier Abe in occasione dei settanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il premier ha utilizzato termini come “aggressione”, “dominio coloniale” e “rimorso” ma unicamente in riferimento a precedenti dichiarazioni (come quella di Murayama del 1995). Criticato da Shii anche il riferimento alla guerra Russo-giapponese del 1904-1905 come un conflitto che, secondo le parole di Abe, “ha incoraggiato molti popoli sotto il dominio coloniale dell'Asia e dell'Africa”. Una distorsione della storia per il leader comunista, in quanto l'obiettivo nipponico era la colonizzazione della penisola coreana.

Venerdì, 21 Agosto 2015 00:00

Erdoĝan massacra i kurdi

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Erdoĝan passa all’incendio dei villaggi curdi di montagna e al massacro della loro popolazione

Come già segnalato da Uikionlus tramite il suo mezzo informatico Sole Parev e ripreso dal Manifesto, l’aviazione e le forze speciali turche stanno procedendo a bombardamenti e rastrellamenti su vasta scala nel Curdistan turco, colpendo i villaggi di montagna, abitati da contadini e pastori, massacrando quanti, uomini donne e bambini, non riescono a fuggire, incendiando abitazioni, distruggendo bestiame e pozzi. Contemporaneamente le forze di polizia stanno arrestando su vasta scala sindaci, quadri e militanti delle organizzazioni curde legali. Niente di nuovo. Lo stato turco, cioè l’assassino Erdoĝan, addebita al PKK le 40 mila e oltre vittime della lunga guerra degli anni ottanta e novanta: ma si tratta nella quasi totalità di vittime curde delle forze armate e di polizia turche, alle quali vanno aggiunti 4 mila villaggi distrutti e 3 milioni di profughi cacciati dalle loro terre verso le grandi città turche. Una militante del PKK, si è appena appreso, uccisa in uno scontro con le forze speciali nella città di Garto è stata spogliata e fotografata, e la fotografia è stata diffusa.

Stop di un mese (a partire dal 10 agosto) ai lavori per la realizzazione della nuova base statunitense di Henoko (Nago) nella Prefettura di Okinawa. Il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, ha avviato colloqui con il governatore della Prefettura Takeshi Onaga al fine di provare a restringere le tensioni tra il governo centrale e l'amministrazione locale.
L'ex sindaco di Naha, ha affermato che, durante lo stop ai lavori, non procederà alla cancellazione delle autorizzazioni concesse dal proprio predecessore. “La via del dialogo è stata aperta e la costruzione fermata. Questo è un passo positivo” ha detto Onaga durante una conferenza stampa.
Le posizioni rimangono però distanti. Il governo, ritiene non vi sia alternativa rispetto alla ricollocazione della base (da Ginowan a Nago). Il governatore ha invece ribadito la ferma opposizione alla nuova installazione militare.
Prevista a breve anche una visita ad Okinawa del ministro della Difesa Nakatani.
Lo scorso 12 agosto, intanto, un elicottero militare statunitense operante nella Prefettura ha avuto un incidente che ha causato sei feriti tra i militari (due di essi nipponici).

La politica estera come terreno esplosivo pericolosissimo delle difficoltà di riadattamento alla realtà mondiale da parte USA
Riflessione generale pessimista ormai obbligata

Il titolo e l’inizio di quest’articolo si limitano a segnalare un problema non di oggi ma ormai acuto della gestione politica degli Stati Uniti, non solo di quella estera ma anche di quella interna. La parte di superpotenza politica mondiale basata sulla superpotenza economica e militare e, conseguentemente, con licenza di uccidere sta volgendo da tempo al declino. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti realizzavano il 40% del PIL mondiale, oggi sono sì e no al 20. Il crollo dell’Unione Sovietica e il collasso della Russia fecero sperare agli Stati Uniti che la prospettiva fosse un mondo unipolare, ma ciò fu presto contraddetto dall’emergenza cinese e, a ruota, di altre grandi realtà della ex periferia capitalistica, tra le quali la stessa Russia. Né l’Europa occidentale, paralizzata economicamente e politicamente da un tentativo egemonico tedesco incapace di egemonia e privo di forza militare, è palesemente in grado di integrare la forza degli Stati Uniti (come mostrano chiaramente le mezze guerre a Libia e Siria, cioè due impressionanti autoreti, e l’incapacità di esistere nella crisi medio-orientale e dinanzi al conflitto Russia-Ucraina, e come Obama appare ormai obbligato a registrare).

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