Pillole dal giappone

Pillole dal giappone

Ogni settimana le notizie dal Giappone, a partire da Japan Press Weekly, ma utilizzando anche altre fonti. Una delle rubriche che più differenzia il nostro sito da altre esperienze e di cui siamo particolarmente grati all'autore! Il numero di Pillole a cui siamo arrivati dice da solo molte cose!

L'uso del diritto all'autodifesa collettiva impegnerà il Giappone in azioni militari condotte dagli Stati Uniti? Questo il cuore dell'intervento del Presidente del Partito Comunista Shii durante la seduta dello scorso 28 maggio della commissione parlamentare incaricata di esaminare i disegni di legge presentati dal governo con l'obiettivo di facilitare l'uso all'estero delle Forze di Autodifesa.

Non ho letto il documento in dettaglio, dunque non posso commentarlo”, questa la risposta del premier Abe al Presidente del Partito Comunista Shii che, durante la seduta parlamentare del 20 maggio scorso, chiedeva al primo ministro del Sol Levante un'opinione sulla Dichiarazione di Potsdam, documento del luglio 1945 sottoscritto dalle potenze alleate che fissava le condizioni per la resa del Giappone.
Il sesto punto della Dichiarazione affermava: “deve essere eliminata per sempre l'autorità e l'influenza di quanti hanno ingannato e fuorviato il popolo giapponese facendogli intraprendere una conquista del mondo, perciò insistiamo che un nuovo ordine di pace, sicurezza e giustizia sarà impossibile fino a quando l'irresponsabile militarismo non sarà eliminato dal mondo”. “Concorda con quanto espresso?” era stata la domanda diretta del leader dei comunisti.

Sottoposto alla Dieta il pacchetto di disegni di legge volto a modificare la legislazione sull'impiego delle Forze di Autodifesa all'estero. Contrari ai disegni di legge tutte le forze politiche dell'opposizione. “La proposizione stessa di questi progetti di legge è inaccettabile perché essi non sono altro che disegni di legge di guerra che minano i principi pacifisti della Costituzione” ha dichiarato il deputato comunista Keiji Kokuta. “Il Giappone ha goduto di settanta anni di pace dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Io credo che ciò sia stato ottenuto attraverso due forze direttrici, quella del carattere pacifista della Costituzione e quella dell'alleanza nippo-statunitense. Alla base del carattere pacifista della Costituzione vi è il fatto che il Giappone non impieghi le proprie forze all'estero” ha affermato il Presidente dei democratici Okada dopo l'approvazione in sede di governo del pacchetto normativo. Per un ripensamento circa l'approvazione di questi disegni di legge anche un gruppo di religiosi cristiani che, lo scorso 14 maggio, ha incontrato i deputati di tutti i partiti presso la sede del Parlamento.

Importante manifestazione, lo scorso 3 maggio, a Yokohama, in difesa del carattere pacifista della Costituzione. La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 30.000 cittadini: tra essi il premio Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe.
Contro un processo che non tiene conto del cammino percorso dal dopoguerra da parte del Giappone anche il Presidente dei democratici Okada, che in un comunicato rilasciato in occasione del sessantottesimo anniversario dall'approvazione della Carta, afferma la possibilità che la Costituzione possa essere cambiata senza però rinunciare ai principi fondamentali del costituzionalismo nipponico.
Una manifestazione contro le armi nucleari, che ha visto la partecipazione di circa mille cittadini giapponesi coordinati dal Consiglio Giapponese contro le bombe A e H, si è invece svolta a New York il 26 aprile. Il giorno seguente sono iniziati i lavori della conferenza delle Nazioni Unite sul Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Tra i partecipanti alla manifestazione anche la senatrice comunista Yoshiko Kira.
Sempre in ambito militare è prossimo ad approdare in parlamento un pacchetto di dieci proposte - di provenienza governativa - volte a modificare la legislazione sull'impiego all'estero delle Forze di Autodifesa.

Sul fronte lavoro, come era ampiamente prevedibile, si rincorrono voci che vedrebbero il ministro del Lavoro Yasuhisa Shiozaki intenzionato ad estendere la proposta di istituzione degli straordinari senza corrispettivo economico anche ad altri ambiti fino ad ora esclusi dalla bozza presentata dal governo.
Secondo quanto denunciato - anche con la diffusione di una registrazione - da un gruppo di avvocati che si occupano del fenomeno delle “black corporation”, il ministro, durante un incontro del think tank Japan Center for Economic Research ha affermato, in risposta all'obiezione mossa dalla Confindustria nipponica secondo la quale andrebbe abbassato il limite di reddito che sarà necessario per applicare la norma (che nella proposta del governo dovrebbe riguardare i lavoratori che guadagnano più di 10.750.000 yen l'anno), che “sarebbe apprezzato che taceste fino a quando il governo non sarà riuscito ad introdurre il sistema”.
Ciò indica la volontà del governo di utilizzare le “professioni alte” come testa di ponte per estendere in futuro il principio, alquanto medioevale, del lavoro straordinario senza corrispettivo economico.
Forte opposizione sulle nuove proposte di legge sul lavoro viene anche dai democratici: “il processo che si sta dipanando, nel quale il dibattito per cambiare la legislazione sul lavoro è unicamente considerato dal punto di vista della competizione industriale è discutibile. La crescita economica di una nazione non ha senso se i suoi cittadini non sono felici. Le condizioni del lavoro sono uno dei fattori alla base di ciò.” ha affermato il deputato, ed ex ministro, democratico Goshi Hosono.

(con informazioni di Japan Press Weekly 29 apr. - 12 mag. 2015 e dpj.or.jp)

Il secondo turno delle elezioni amministrative ha confermato la vittoria dei candidati liberal-democratici in tutto il Giappone (145 seggi in più rispetto alle precedenti consultazioni), ma ha anche, dopo i buoni risultati ottenuti al primo turno, consegnato un'ulteriore crescita dei comunisti (62 eletti in più per il partito di Shii). In calo democratici e Nuovo Komeito.

In tema storico, lo scorso 20 aprile, il premier Abe ha confermato che il comunicato ufficiale del governo in occasione del settantesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non conterrà riferimenti alla politica coloniale del Sol Levante contrariamente alla dichiarazione Murayama del 1995.
Offerte cerimoniali al tempo celebrante i caduti nelle guerre coloniali nipponiche (lo Yasukuni Shrine) sono state inviate dal premier anche quest'anno (il 21 di aprile).

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