Collocandoci nel campo della sinistra, senza credere che questa categoria non abbia più validità, ci interroghiamo sulla necessità di una sua ridefinizione, confrontando opinioni diverse e percorsi eterogenei che sono alla base della nostra esperienza.
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L’Europa non è un‘opinione
In tutto ciò, l’ambito europeo diventa sempre più centrale e strategico. Europeo è ormai il mercato “nazionale” ed è al livello dell’Unione Europea che viene disegnata e imposta l’architettura giuridica, politica ed economica dei singoli stati. Innestare le singole esperienze nazionali nel più vasto ambito continentale non è solo un retaggio di cultura internazionalista (che va riscoperta oggi, a prescindere, come valore fondante di una sinistra credibile), ma soprattutto il passaggio fondamentale per dare forza unitaria e respiro alle battaglie politiche di tutte le soggettività anticapitaliste e antiliberiste.
Il valore dell’unità della sinistra, ancor più attuale in queste difficili settimane, appartiene a pieno titolo al codice genetico dei comunisti. Storicamente sono stati sempre uno dei motori più importanti nei processi di aggregazione politica delle forze dei lavoratori.
Il Puccini è pieno, più della chiusura della campagna elettorale della Sinistra Arcobaleno (Bertinotti-Ginsborg), più dell’assemblea nazionale di Alba, più di tanti altri appuntamenti e passaggi che si sono consumati nel teatro fiorentino.
Si inizia in orario, con le domande di Sergio Staino che rompono ogni tanto il clima ovattato che circonda l’evento.
Interessanti strategie si ripetono con lo scorrere delle settimane, quasi dalle urne non fosse risultata evidente la marginalità della sinistra italiana rispetto all'elettorato del paese.
La seconda parte dell'assemblea prende avvio proprio da questa tematica, in una direzione più economica e che pone al centro anche l'Europa, tanto che il titolo di questa seconda “sessione” era proprio: “Priorità dell'agenda per uscire dalla crisi”. Molti sono stati gli interventi (di Guido Viale, Roberto Musacchio, Andrea Baranes, Monica Pasquino, Tiziano Rinaldini, Andrea Di Stefano, e molti altri ), che hanno continuato a porsi proprio su questo piano, tra chi mostra come dopo il trattato di Maastricht del 1992 siamo entrati in un vicolo cieco di politiche e di forme di austerità sempre più rigide – fiscal compact, controllo ferreo dei bilanci degli stati, spending review, la quale lungi dall'essere una revisione della spesa pubblica prevede solo tagli lineari e sanguigni ad essa - .
Continuiamo a discutere tra noi come se non fosse successo nulla in queste settimane. Soprattutto, come se le colpe fossero sempre e soltanto degli altri. In questi circa 40 giorni che sono trascorsi dal voto del 24 Febbraio ho notato che quasi tutti si sono impegnati nella ricerca dei motivi che hanno portato alla attuale composizione parlamentare, disquisendo sugli errori del PD, sull’inaspettato successo del M5S o sugli spazi di informazione insufficienti e come tutto questo abbia fatto sì che in questo parlamento non sia presente una forza marcatamente di sinistra con un proprio programma di alternativa.
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