Diciamocelo francamente: così com’è, l’Europa non funziona. E non si tratta a mio avviso di un giudizio estremistico o totalmente senza senso: perché, di fronte a una crisi economica che sta attraversando il continente intero, come si fa a dire che nell’UE va tutto bene? I media cercano di propinarci la solita storiella che le “grandi decisioni”, quelle che aiuteranno l’Italia a venir fuori da questo tunnel senza fine, vengono prese a Bruxelles e non a Roma. Il motivo lo conosciamo: i politici italiani non sono affidabili. E quindi l’unico organismo che può darci una mano è la somma, suprema e imbattibile Unione Europea: se gli daremo ascolto, tutto filerà liscio. E infatti siamo ancora qui, dopo quasi oramai sei anni dall’inizio della crisi, con più problemi di prima e con meno speranza che mai. Come mai siamo arrivati a questo punto?
L’Unione Europea, fondata ufficialmente con il trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, fu il risultato di una spinta proveniente da quelle politiche economiche che, partendo dagli USA di Reagan e dalla Gran Bretagna della Thatcher, arrivarono ad inglobare gli Stati del vecchio continente all’interno di un mercato libero marchiato WTO, caratterizzato dall’eliminazione delle barriere doganali (già in atto da diversi anni), da una politica finanziaria e monetaria comune (che portò a un’ulteriore deregulation nel mondo della finanza) così come da un’eguale politica economica. Ma ne è valsa la pena?