Collocandoci nel campo della sinistra, senza credere che questa categoria non abbia più validità, ci interroghiamo sulla necessità di una sua ridefinizione, confrontando opinioni diverse e percorsi eterogenei che sono alla base della nostra esperienza.
Il Frentani pieno come non mai, questa la primissima immagine che giunge dall'iniziativa per la difesa e l'applicazione della Costituzione lanciata dal segretario FIOM Maurizio Landini e dal giurista Stefano Rodotà. I lavori sono stati aperti proprio da una relazione di quest'ultimo che ha espresso con forza la propria contrarietà all'idea – diffusa non tra pochi – che la Carta sia un “ferro vecchio”, ma che invece rappresenta un'idea avanzata di Paese, già dal suo primo articolo “fondamento della tenuta democratica del Paese”, e dal terzo che, a fronte di un'Italia che ha visto sempre più crescere le diseguaglianze, afferma che è compito della Repubblica ridurle. La difesa della Costituzione dunque come fondamentale passo per la “promozione di una diversa idea di società rispetto a chi vuole svuotarla”.
Dall'alleanza con il PdL alle vicende interne al PD passando per la costruzione di un campo largo del centro-sinistra, temi oggetto di un ampio dibattito tra le varie aree di quella che una volta (sembra passato un secolo) era l'Unione: di seguito le opinioni dell'ex Segretario generale della CGIL ed oggi europarlamentare Sergio Cofferati.
Leggiamo continuamente delle enormi difficoltà che incontrano i ragazzi nel trovare un impiego e dei tassi di disoccupazione giovanile da capogiro (ci aggiriamo attorno al 40%) che affliggono questo Paese. Ma i problemi dei miei coetanei che cominciano a relazionarsi al mondo del lavoro non finiscono qui: coloro che riescono a trovare un impiego sono spesso costretti ad avere a che fare con forme di avviamento al lavoro e di inserimento che, alla fine dei conti, altro non sono che un modo per pagare meno un lavoro che fatto da altri costerebbe di più.
Lavori, nuovi lavori, autonomia/eteronomia, formazione per nuovi impieghi, redditi e reddito di cittadinanza, salario e salari, sono molti gli aspetti oggetto del dibattito in corso, non solo su “il Becco”. C’è “a monte” un argomento che li riordina? A mio giudizio sì ed è addirittura indispensabile affrontare, se vogliamo dare veste razionale al gran parlarne!
Carlotta Sorrentino, Daniele Quatrano, Diego La Sala, Dmitrij Palagi, Enrico Pellegrini
Il dibattito prosegue, i contributi aumentano, ma il tutto seguendo una logica che ci preoccupa e che ci costringe ancora una volta a rimettere a tema il problema di metodo, ancora più che quello di merito.
Ci preoccupa in primo luogo perché rischia di mettere in serio pericolo quel patrimonio di compagni che generosamente in questi anni hanno dato il loro contributo fatto di esperienze e intelligenze, senza le quali Rifondazione non sarebbe sopravvissuta. Ci preoccupa poi, perché riteniamo che possa diventare l’ennesima prova di quanto ormai sia rimasto veramente poco del progetto e dello spirito con cui la nostra organizzazione era nata nel 1991. Un dibattito che dovesse svolgersi con queste modalità non farebbe altro che mostrare, ancora una volta, la nostra incapacità di parlare agli altri, a coloro che sono fuori, a coloro che abbiamo la presunzione di rappresentare.
Quale analisi per ripartire?
Il panorama della società italiana in cui i comunisti agiscono e che occorre analizzare vede: un partito-azienda e un partito-apparato governare assieme in un governo politico, dopo aver sostenuto un governo tecnico sceso in politica. Nulla di più catastrofico. L'unica opposizione parlamentare di rilievo è confinata ad un movimento con evidenti pulsioni personalistiche e di destra su temi nodali come la cittadinanza, e questo nonostante la sua “pancia” comprenda molti che fino a qualche tempo fa non avevano remore a definirsi “di sinistra”, ma che oggi cantano in coro la cantilena della “fine delle ideologie” (questo dovrebbe interrogarci sulla necessità di una politica ideologica nel post-ideologico trionfante).
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