Sinistre

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Collocandoci nel campo della sinistra, senza credere che questa categoria non abbia più validità, ci interroghiamo sulla necessità di una sua ridefinizione, confrontando opinioni diverse e percorsi eterogenei che sono alla base della nostra esperienza.

Martedì, 10 Giugno 2014 00:00

Come orientarci, dato il polverone

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Leggo di un deputato di SEL che entra nel PD e che lo fa perché si tratta del PD di Renzi. Il fatto è significativo dei problemi che attraversano la sinistra italiana, per molti aspetti cronici e per altri enfatizzati e modificati dalla nuova onda sussultoria a dominanza populista e infastidita dalla democrazia rappresentativa, che investe un sistema politico complessivo tutt'altro che stabilizzato. Quella cosiddetta II Repubblica, stando allo stile urlato e superficiale dei nostri mass-media, che aveva dinanzi a sé l'eternità in quanto “compiuta democrazia dell'alternanza”, si è rivelata essere un episodio a cui ne sta seguendo un altro, appena nato e le cui possibilità di sviluppo sono in molte direzioni, essendo contemporaneamente in campo le variabili della crisi economica, della crisi sociale e della crisi della costruzione europea.

Il risultato ottenuto dalla Lista Tsipras il 25 maggio sembrava ai più poco probabile: eppure è successo. Un risultato importante quel 4,03%, un puntello ad una casa che aveva ancora poche pietre sollevate.
Un risultato ottenuto nonostante tutto: in primis i pochi soldi a disposizione per la campagna elettorale, i pochi nomi noti in lista, ma anche la scarsa attenzione dei media (anche se più che di volontà censoria bisognerebbe realizzare che se conti poco, ti fanno vedere poco). Rimane oggi sul tappeto il cosa fare adesso.

Ho aspettato un mese intero prima di scrivere queste parole. Una riflessione che mi sono portata dietro durante una campagna elettorale intensa e che probabilmente farà salire su tutte le furie coloro che hanno fatto degli studi elettorali il loro mestiere.

A Firenze abbiamo visto candidarsi dieci diversi aspiranti sindaci. Dieci, sostenuti da ventisette liste. Ventisette per un totale di oltre 800 candidati (meglio non mettersi a fare i conti per i quartieri). E questi numeri sono sintomo chiaro del personalismo della politica da cui oramai non riusciamo più a scappare.

Mercoledì, 30 Aprile 2014 00:00

Lista Tsipras: alcune cose che dobbiamo dirci

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Dalle pagine di questa rivista in diversi – ed io tra loro – abbiamo commentato positivamente la nascita di una lista unitaria a sinistra del PD per le prossime elezioni europee. Il risultato, tutt'altro che scontato, è di grandissima importanza e può (io direi deve) rappresentare un gradino per la ricostruzione della scalcagnata sinistra nostrana.

Vi sono però degli elementi critici che sarebbe intellettualmente disonesto non rilevare: anche a campagna elettorale in corso.

In primo luogo la scelta del simbolo (con tanto di referendum octroyée su quattro opzioni grafiche identiche) appare quanto mai penalizzante: un riquadro rosso, il riferimento ad un nome importante ma sconosciuto ai più, nessun elemento che richiami le forze politiche partecipanti – ed ossatura nei fatti – alla lista. Quasi una sfida lanciata all'elettore: «ci siamo nascosti. Trovaci!».

Consigliamo di abbinare a questo articolo un altro pezzo pubblicato ormai qualche tempo fa, di Jacopo Vannucchi, cliccando qui

Occorre cominciare a mettere meglio a fuoco la figura di Renzi, il suo governo, le sue intenzioni generali, i suoi obiettivi “tattici”, il loro realismo, i loro ostacoli fondamentali, le condizioni della loro fattibilità, anche emancipando i nostri cervelli dal fumo propagandistico di mass-media televisivi indegnamente asserviti oltre che incompetenti su ogni cosa, così come dal fracassismo e dal bullismo del personaggio e dalle nostre stesse schematizzazioni d'antan. Ciò che ogni dato ci indica è che è in avvio il tentativo, per mano del governo Renzi, di una grossa svolta e di un grosso riaggiustamento della realtà italiana.

Si può partire, mi pare, con un elogio a Stefano Rodotà. Egli ha colto due dati basilari della realtà renziana: il carattere populista soft della posizione generale e la sua portata antidemocratica parimenti soft. “Soft” in termini tutti relativi, si intende: cioè paragonati alla brutalità, alle sconcezze, ai grumi di fascismo e di cialtroneria più o meno significativi operanti nelle varianti populiste precedenti di Forza Italia, Lega Nord, MoVimento5Stelle.

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