Sinistre

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Collocandoci nel campo della sinistra, senza credere che questa categoria non abbia più validità, ci interroghiamo sulla necessità di una sua ridefinizione, confrontando opinioni diverse e percorsi eterogenei che sono alla base della nostra esperienza.

Un appello agli autori di appelli per l'unità della sinistra

Quando parte la ricostituzione della sinistra si moltiplicano gli appelli di singoli, gruppi, sigle, collettivi e anonimi per stimolare o arricchire il processo.

Il contenuto politico degli appelli oscilla dal totalmente assente al molto vago (per timore di spaventare gli animi più sensibili ai termini troppo espliciti della militanza, sospetto). A volte l'appello assume toni puramente emotivo-motivazionali, perdendo qualsiasi connotazione chiaramente schierata.

Gli appelli per l'unità della sinistra sono un genere letterario a sé stante, che ha vissuto una sua evoluzione nel tempo. Devo dire che, mentre riuscivo a decifrare quelli che, fino a qualche anno addietro, venivano elaborati da compagni di formazione politico-culturale classica, le ultime produzioni, e in particolare quelle delle nuove generazioni (compagni ad alta scolarizzazione, alta frequentazione dei linguaggi dei nuovi media e background molto movimentista e poco o per nulla partitico) mi risultano molto più difficilmente comprensibili.

Sabato, 28 Novembre 2015 00:00

È Possibile (fare la) Sinistra Italiana?

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Questo mese di novembre che va a concludersi si è presentato come ricco di novità a sinistra. Il 7, infatti, al teatro Quirino di Roma è ufficialmente nato il gruppo parlamentare - a trazione SEL - “Sinistra Italiana”, gruppo che è il primo motore per la nascita (probabilmente in gennaio) di un nuovo partito della sinistra: anche questo a trazione SEL, ma con ogni probabilità più largo nei contenuti e negli obiettivi di rappresentanza.

Proprio nel momento in cui le forze di alternativa cercano faticosamente di rimettere in piedi un progetto strategico dai vasti orizzonti teorici ed organizzativi, ecco che su di una questione apparentemente minore come una tornata di elezioni locali, distante oltretutto poco meno di un anno, le varie soggettività coinvolte in quell’ambizioso progetto danno prova di reciproche insofferenze e si fanno portatrici di disegni talvolta diametralmente contrapposti. Un movimento politico nascente, destinato, se vuol sopravvivere, ad elaborare strategie convincenti su temi epocali quali la fine di un ciclo quarantennale di accumulazione capitalistica, la crisi della sovranità democratica, i conseguenti mutamenti nell’ordine geopolitico, la grande migrazione in atto, e che organizza una baruffa preventiva attorno alle modalità di presentazione delle liste in una tornata elettorale amministrativa, per quanto importante, fa sorgere dubbi sulle sue potenzialità nell’arena politica del Paese. Il minimo che si possa sospettare è che il peso dell’elettoralismo schiacci il nuovo partito su una marginale contingenza, minandone alla base la la capacità di incidere.

Lunedì, 14 Settembre 2015 00:00

Un destino comune - Intervista ad Elly Schlein

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Il ruolo delle socialdemocrazie europee di fronte all'austerità, la crisi di legittimità delle istituzioni europee, le difficoltà della sinistra nella desertificazione dei corpi intermedi.
Su questi e su altri temi, grande dibattito vi è a sinistra. Abbiamo ritenuto utile, ai fini della intensificazione della discussione sul futuro dell'Europa e sulle prospettive dell'europeismo “di sinistra”, raccogliere le proposte dell'eurodeputata Elly Schlein. 

1) Le socialdemocrazie europee hanno contribuito alla costituzione delle politiche di austerità e tale scelta viene rivendicata con forza dalla famiglia dei socialisti e dei democratici europei. Tali posizioni hanno spinto esponenti provenienti dalla tradizione socialdemocratica, come Stefano Fassina, a mettere in discussione le capacità della socialdemocrazia europea di intercettare la rappresentanza delle classi più colpite dalla crisi economica. Ritiene vi sia ancora un ruolo da ricoprire per le socialdemocrazie europee nel ridisegnare un'alternativa all'attuale sistema economico?

Spero di sì, anche se siamo fuori tempo massimo. La gravità della vicenda greca, ad esempio, affonda le proprie radici ben più lontano ed ha portato alla luce, nei leader dei socialisti europei, quella che ho definito come una Sindrome di Stoccolma. Occorre però fare le giuste distinzioni: anche io appartengo al gruppo parlamentare socialista e democratico, un gruppo che sull'austerità ha una posizione di forte contrarietà. Questo continuo a ribadirlo in ogni circostanza. Il problema è che poi, ovviamente, occorre essere conseguenti con le posizioni che si assumono. La vicenda greca ha fatto emergere per l'appunto una Sindrome di Stoccolma perché ritengo che i leader socialisti al governo - penso agli esponenti più di spicco come Renzi e Hollande - hanno mancato completamente l'occasione di incidere su quel dibattito di modo da fargli avere un esito diverso da quello che ha avuto e che giudico negativo. Mi è sembrato di vederli innamorati dei propri rapitori.

La nascita di una alternativa al Partito Socialista Europeo è la chiave per una svolta significativa in Europa

La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo”.

Con queste parole Altiero Spinelli descriveva la sua idea di un'Europa unita. Oggi ci ritroviamo a vivere in un soggetto politico europeo che di politico ha ben poco. L'Unione Europea di oggi, nonostante i propositi e le buone parole spese in questi anni, non si è evoluta. Rimaniamo ancora strettamente legati a quel processo di unificazione prima di tutto monetario e economico, privo di una solida base politica che impedisce uno sviluppo egualitario dei suoi stati. Un processo che per la sua struttura economica e monetaria ha inevitabilmente portato benefici ai due maggiori stati europei, Francia e Germania, che dalla nascita dell'Unione si sono sempre contesi il controllo della linea politica da dettare a tutti gli stati. Insieme ovviamente al predominio economico e alla ricerca delle migliori condizioni per i propri paesi di diventare le locomotive del continente.

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