Sinistre

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Collocandoci nel campo della sinistra, senza credere che questa categoria non abbia più validità, ci interroghiamo sulla necessità di una sua ridefinizione, confrontando opinioni diverse e percorsi eterogenei che sono alla base della nostra esperienza.

Una rielaborazione ragionata di vari interventi in occasione del convegno a Firenze dell’Altra Europa Per Tsipras

Un altro mondo è possibile”, era lo slogan che veniva declamato a gran voce a Firenze nel 2002 da migliaia di ragazze e ragazzi che immaginavano una società radicalmente diversa rispetto a quella governata dalle regole di mercato. Quello storico Social Forum ha influenzato la visione politica di tanti futuri esponenti della sinistra europea che vi hanno preso parte, a partire da un giovane Alexis Tsipras.

L’esigenza di costruire in Italia una sinistra unitaria, opposta ai diktat di Bruxelles, alle politiche di austerità e ai programmi neoliberisti che stanno progressivamente aumentando le disuguaglianze e cancellando i diritti, appare oggi sempre più impellente, un'urgenza che riflette la totale estraneità dei valori della sinistra rispetto al programma del governo Renzi.

Le enormi divisioni che hanno caratterizzato le forze a sinistra del PD, hanno contribuito a determinare una serie di sconfitte elettorali sconcertanti, proprio in un periodo storico in cui si sente sempre più l’esigenza di una sinistra forte e coesa. L’altra Europa con Tsipras, pur fra le mille difficoltà, era riuscita a eleggere al parlamento Europeo 3 deputati, superando la soglia di sbarramento del 4%, in uno dei periodi di maggiore crisi della sinistra italiana. Il modesto risultato, lungi dall’essere una vittoria, aveva però fatto capire che c’era la possibilità di lavorare a un progetto comune che rimettesse al centro i valori della sinistra senza dover accantonare quello che poteva essere il contributo specifico di ogni movimento o partito che aveva aderito alla lista. 

Purtroppo non sono mancate nemmeno in questa occasione le polemiche e le divisioni (fra tutte le vicende, pesa soprattutto il pasticcio che è seguito alle scelte di Barbara Spinelli) che tutt’ora persistono.

Martedì, 04 Novembre 2014 00:00

La sinistra assente di Domenico Losurdo

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Domenico Losurdo è un filosofo italiano, con un passato da docente presso l'Università di Urbino (oggi è in pensione) e un corposo numero di pubblicazioni facilmente reperibili e rintracciabili attraverso Wikipedia. La precisione e chiarezza delle sue argomentazioni accompagna una militanza mai celata nel campo del comunismo italiano. Non è un caso che la presentazione del suo ultimo libro, La sinistra assente, si colleghi, a Firenze, alla presentazione di un appello per la ricostruzione di un soggetto marxista e di classeAnziché recensire il volume abbiamo tentato di riassumerne alcuni concetti chiave con un'intervista all'autore che qui vi proponiamo.

1) Nel suo libro si affronta il tema della sinistra in chiave globale. Accenna alla situazione specifica italiana solo nel ricordare le infelici posizioni di Camusso e Rossanda a ridosso dell'intervento militare in Libia che ha abbattuto Gheddafi. La pubblicistica contemporanea ci aveva abituati a concentrarci sulle diseguaglianze economiche e sugli errori, o le debolezze, dei gruppi dirigenti della sinistra italiana, o al massimo europea. Può riassumerci le motivazioni di questa scelta argomentativa?

Noi oggi, per quanto riguarda l'occidente capitalistico, assistiamo ad un gigantesco processo di redistribuzione del reddito a favore delle classi più ricche e privilegiate. Ma questo viene ammesso in qualche modo da molti autori, non è un elemento nuovo. Il punto centrale nell'analisi del libro è invece questo: noi siamo in presenza, se diamo uno sguardo a livello mondiale, non di uno, ma di due processi di redistribuzione del reddito, tra loro contrapposti.

Lunedì, 20 Ottobre 2014 00:00

Riprendere Marx per evitare la rovina comune

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I primi giorni dello scorso anno, commentando su queste pagine l'avvio dell'avventura elettorale con Ingroia (qui), provavo a proporre ai potenziali interlocutori che la questione, al di la delle tattiche elettorali, era altra e ci costringeva a tentare di tornare a discutere con Marx. Nonostante una serie di interventi, alcune iniziative di confronto e seminariali, mi sembra che da un po' di tempo si sia caduti, su questo, in una fase di stanca.

Vorrei proporre di riprendere un dibattito secondo me vitale. Ripropongo un approccio a Marx un po' (tanto) rozzo ma che spero sia capace di produrre reazioni. So che Marx è un autore complesso, che sulla sua opera c'è un dibattito mai concluso e iniziato prima che egli morisse: tuttavia non mi pare arbitrario sostenere che ci sia, nella sua riflessione e nella sua produzione, una effettiva coerenza e che invece chi ha tentato di rilevarne contraddizioni sostanziali non abbia avuto ragione.

Giovedì, 09 Ottobre 2014 00:00

Renzi e la sinistra della sconfitta

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Quel ragazzo l’è di Rignano

e il babbo l’era democristiano.

Di noi non può fare senza

questa è la nostra sentenza.

Un ragionamento analogo, ma in prosa, girava per le menti dei vecchi dirigenti (un tempo) comunisti del territorio fiorentino, quando il rottamatore si affacciò ai successi politici vincendo le elezioni per la Provincia di Firenze (quando ancora si votava senza il sistema feudale in vigore oggi per le città metropolitane).

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