Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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Achille Occhetto: Marx, Italia e comunismo
Necessità e debolezza della cultura politica comunista in Italia è un contributo che si inserisce in un filone ben preciso, quello che sta tentando di ricostruire una specifica visione del mondo entro contesti nazionali e internazionali. Una necessità imprescindibile: riscoprire la vera portata del pensiero di Marx. Achille Occhetto ripercorre così quella storia delle idee che portò alla caratterizzazione del movimento comunista italiano, tappe che hanno segnato la cultura comunista del nostro paese, che hanno determinato un bagaglio culturale ricco e diversificato.
Hate speech e nuovi media: un fenomeno preoccupante
In occasione della giornata mondiale contro il razzismo è stata presentata a Roma la prima ricerca italiana sui discorsi d’odio nei media e on line, promossa da COSPE nell’ambito del progetto europeo BRICKS (Building Respect on the Internet by Combating hate Speech). Quest’iniziativa ha visto la partecipazione della Federazione Nazionale della Stampa, insieme a Articolo 21 e Carta di Roma in collaborazione con www.illuminareleperiferie.it.
La valle del Mela resiste
Duemila persone per dire No all'inceneritore
La stagione delle lotte territoriali e quella dove comunità consapevoli e coscienti provano a ribadire la voglia di autodeterminarsi passa anche dalla Sicilia nord-orientale. Siamo a Milazzo, cittadina sita a pochi km dal capoluogo Messina, un territorio ricco di storia e di bellezze storico-paesaggistiche: quale luogo “migliore” per installare altri scempi e creare altre devastazioni?
La manifestazione di Domenica 13 Marzo, forte di un fiume umano composto da oltre duemila persone, ha chiarito il concetto a chi, pregno di arroganza e indisponenza, non capisce: no a un futuro di morte, si ad un vero rilancio territoriale. Rilancio impossibile da pensare se dall'alto arriva la decisione in inserire in un contesto, già fortemente sollecitato da inquinamento e alterazioni ambientali, un grande impianto di termovalorizzazione (parola che altera il senso stesso delle cose). In attuazione dell’Art.35 del Decreto “Sblocca Italia” sta per essere emanato dal Ministero dell’Ambiente, con l’accordo della Conferenza Stato-Regioni, un decreto che individua 54 inceneritori di interesse strategico nazionale, di cui 14 da costruire (2 in Sicilia).
I motivi del no alla riforma costituzionale
Daniele Sterrantino e Chiara Del Corona
Il primo marzo, si è tenuta a Lastra a Signa la prima riunione del Comitato per il No alla riforma Costituzionale, sulla quale i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo ottobre. Daniele Sterrantino (RFC) e Matteo Gorini (Sinistra Italiana) hanno delucidato in maniera approfondita i punti cruciali della Riforma del Senato e chiarito i perché di un voto contrario a tale riforma adducendo motivazioni che quasi sempre vengono occultate o mascherate dalla propaganda del governo e dalla comunicazione mediatica main stream. Anche la campagna referendaria che partirà per promuovere il voto favorevole alla riforma sarà probabilmente tutta giocata all’insegna di una strumentale retorica efficientista che elogia il fare del governo e farà passare coloro che mettono invece in luce le ragioni per cui essere contrari a tale riforma, come i soliti “gufi” disfattisti che ostacolano ogni tentativo funzionale alla ripartenza del paese.
Se si cerca una lettura per sfrondare tutta la retorica accumulata negli scorsi anni anche a sinistra attorno a concetti importanti ma fumosi e ancora poco chiari quali “globalizzazione”, “finanziarizzazione” e “deindustrializzazione” il saggio di Domenico Moro “Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare ed euro”, Imprimatur 2015, euro 16,00 è assolutamente imprescindibile.
Sgomberare e sfruttare. A Calais come qui.
400.000 lavoratori sfruttati nei campi a 2,50 euro l'ora per 12 ore giornaliere, con tanto di pagamento dei costi di trasporto sui luoghi di lavoro e affitto delle baracche, in condizioni abitative, sanitarie e umane al limite della sopravvivenza (clicca qui). La notizia delle condizioni di lavoro di queste persone è arrivata il giorno in cui era programmato lo sgombero di oltre metà del campo di Calais (in foto), ribattezzato "giungla" dal gergo giornalistico che ha dunque già ridotto a subumani i suoi abitanti.
Per quantificare questo esercito di riserva che i capitalisti attraggono e gli Stati accolgono così confortevolmente lasciandolo alla mercé di padroni sempre più vicini allo status di schiavisti potete prendere come unità di misura proprio l'accampamento di Calais. Un campo che è diventato il modello di chi vuole le ruspe sugli abusivi come sfogatoio legalitario-politico e di un'Europa che disegna l'immigrazione come una piaga biblica da cui difendersi, il Belgio stesso d'altra parte ha ripristinato i controlli alla frontiera francese non appena è venuto a conoscenza dell'intenzione di disperdere i migranti accampati.
Questo campo del resto assomiglia ai tanti sparsi per l'Italia e presi di mira dalla destra nazionalista. La retorica, ormai è risaputo nella politica che abbiamo davanti, fa il resto. Ecco quindi che proprio nella Francia dei Je Suis Charlie lo sgombero di un accampamento di migranti diventa nientemeno un'"operazione umanitaria". Ma si sa, i francesi erano umanitari pure nelle loro colonie, non sanno limitarsi ad un intervento singolo, l'estetica dell'atto (reazionario) a loro non piace, son ben più pratici e metodici. Quindi, facendo un rapido riepilogo degli ultimi interventi umanitari sul campo di concentramento di Calais da parte delle forze dell'ordine francesi, si possono contare all'incirca una ventina di operazioni con cadenza quasi settimanale che hanno portato a ridurre il numero della popolazione dagli 8000 di novembre ai 6000 attuali. Ovviamente le immagini degli sgomberi delle tendopoli e delle baracche non sono edificanti per la retorica democratica, quindi raramente vediamo le immagini sui mass media. Tantomeno veniamo a conoscenza delle bastonature.
Tuttavia, negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di Brexit e nonostante si parlasse quasi solo più della mobilità dei capitali da e verso la city, a quanto pare le persone contavano ancora. Infatti il vero spirito europeista è emerso immediatamente quando il Presidente inglese ha annunciato trionfante l'accordo anti-Brexit con un solidale "abbiamo riconquistato il controllo sulle frontiere, riuscendo a bloccare gli abusi dei lavoratori europei che sfruttano il nostro sistema di welfare". E se gli europei abusano del sistema di tutele britannico, che è noto dai tempi della lady di ferro per essere il meno esteso in Europa, pensate un po' cosa potrebbero fare le orde barbariche accampate a Calais! Ben altri epiteti di ben più antica memoria rispetto a quelli austeritari sarebbero spuntati dalla civilissima dialettica anglo-europea. Poi si è venuto a sapere che in realtà l'obiettivo era la fusione tra quelle che un tempo erano le due più grandi piazze d'affari dopo Wall Street e che oggi devono essere unificate in un'unica grande Borsa europea e l'entusiasmo dell'ideale europeista è svanito e si è tornati agli affari.
Ebbene, tornando invece al problema migranti che nel campo di Calais giustamente sconvolge le ultime coscienze democratiche rimaste in Europa che si preoccupano dell'ultimatum annunciato dal governo francese si scopre che, se si volesse per scrupolo misurare questo esercito di riserva che lavora quotidianamente nell'Italia del post-Expo in fase di ritorno alla pastorizia come unica alternativa programmata alla deindustrializzazione, dovremmo moltiplicare per 66 la popolazione del campo e distribuirla nelle campagne da Nord a Sud e concentrarla in particolare nelle cascine più industrializzate del Made in Italy di qualità. Si scoprirebbe così che l'80% dei lavoratori del settore agorindustriale è composto da manodopera straniera sottoposta a livelli di sfruttamento che l'Occidente benestante aveva dimenticato da oltre un secolo. Lavoratori che sono per lo più intrappolati da un'Europa che non solo ha trasformato i propri confini in barriere naturali contro cui far schiantare popolazioni in fuga, ma che ha iniziato ad erigere barriere materiali sempre più diffuse e numerose al suo interno. Dapprima generosamente offerte agli stati lungo i quali si snodava il flusso migratorio e ora in voga pure in quelli virtuosi come l'Austria.
Ed ecco che, un'altra volta, il destino della Grecia, in procinto di essere circondata dai recinti, sembra diventare sempre più un destino comune al netto delle ultime mosse dell'Austria e della Francia (giusto per non dimenticarci gli involucri umani avvolti nei teli antigelo a Ventimiglia). E questi 400.000 reietti del mondo del lavoro, che neppure la destra osa attaccare più di tanto per le evidenti convenienze, vengono semplicemente dimenticati e lasciati galleggiare o annegare a seconda della forza rimasta ai singoli in un altro mare, fatto questa volta di lavoro, salario e condizioni socio-sanitarie inumane, proprio come a Calais, solo che qui nessun magistrato si sdegna più di tanto e pochi giornalisti vi affluiscono. Vuoi vedere che forse è questa la ragione per cui è meglio evitare le grandi concentrazioni? Oggi abbiamo l'equivalente di 66 campi come quello di Calais, di lavoro questa volta e non di concentramento, dislocati in tutta Italia, ma nessuno li vede. Escono rapporti che presto cadono nel dimenticatoio. Un bel paradosso che tuttavia non fa altro che rappresentare l'economia capitalista in cui la forza-lavoro si vende e si compra liberamente sul mercato, ormai quasi tutto nero. Sarà difficile ottenere maggior flessibilità e produttività di così, ma senz'altro questo limite resta un obiettivo politico da abbattere da parte di chi ci governa, possiamo scommetterci. Si assume esattamente quel paradigma per erodere i diritti rimasti: una maggiore produttività, un minor salario, incrementi di merci vendibili e acquistabili sul mercato. Così esattamente come Cameron individua negli europei in Inghilterra degli indebiti sfruttatori del welfare inglese ridotto all'osso nonostante gli incrementi dei livelli di sfruttamento, oggi possiamo vedere il volto degli indebiti sfruttatori del nostro welfare in qualcun altro, purché non sia identificabile nel padrone ma in un altro il più possibile simile a noi e in quest'ottica rimane ancora molto da erodere: a livello sanitario, abitativo, salariale. Cameron lo sa bene, resta da vedere se quanti festeggiano per gli sgomberi a Calais l'hanno capito.
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