Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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La narrazione istituzionale dell'8 marzo è quanto di più ipocrita si possa immaginare, la dimostrazione? Pochi giorni dopo le stesse forze politiche promotrici delle iniziative in sede istituzionale, poste davanti alle quote rosa, hanno di fatto cassato gli emendamenti per la parità di genere durante l'approvazione della nuova legge elettorale. Il tutto ha sollecitato solamente una breve riunione serale tra alcuni esponenti del PD e qualche brontolìo interno al partito che tuttavia si è allineato disciplinatamente all'asse con Forza Italia, seppur promettendo battaglia al Senato (per chi ci crede).
Ieri l'altro il Parlamento ha bocciato tre emendamenti alla legge elettorale in tema pari opportunità: almeno il 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), parità di rappresentanza (al 50%) e alternanza di genere nella composizione delle liste. Questi tre No hanno subito riaperto il dibattito su quote rosa Si, quote rosa No, senza però che si vada ad approfondire bene la questione. Spesso, invece, basterebbe guardare chi ci è vicino per capire meglio.
Il Parlamento Europeo ha da poco adottato una controversa risoluzione sul contrasto della prostituzione e il suo sfruttamento, sulla quale si è scatenato il dibattito internazionale nel quale, prevedibilmente, non si è data la giusta attenzione alle organizzazioni di categoria di sex workers.
Anche all'interno dello stesso Parlamento Europeo le contraddizioni non sono mancate: quasi tutti i gruppi si sono spaccati, con un alto numero di europarlamentari che hanno votato diversamente da quanto indicato; la maggioranza che ha approvato la mozione si regge sui popolari EPP, gruppo con le più alte percentuali di coesione nel voto insieme ai riformisti conservatori ECR (tendenzialmente coesi nell'astensione), mentre gli stessi S&D proponenti della risoluzione si sono nettamente spaccati tra favorevoli e contrari. Ancor meno coesione si è registrata nei gruppi più piccoli – Verdi, sinistra radicale del GUE, liberal-democratici ALDE – dove però a favorire la dispersione percentuale è proprio il basso numero di membri. Estrema destra EFD prevalentemente astenuta o non votante.
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Tocca poi a Barbara Orlandi della CGiL Firenze, la quale riporta la forte preoccupazione che avverte il suo ed altri sindacati che affrontano le enormi difficoltà che soprattutto oggi sta vivendo il mondo del lavoro; ma la preoccupazione ulteriore è che in tempi di crisi la tentazione sia quella, pericolosissima, di poter accantonare i diritti fondamentali, della cittadinanza, del lavoro, della libertà, del voto... E continua il suo intervento citando le parole di Yvan Sagnet, sindacalista in CGIL che ha scritto un libro, Ama il tuo sogno, sulla propria esperienza, a cominciare da quella terribile, vissuta come bracciante nel campo di pomodori di Nardò, nel 2011: “Appena arrivati, i caporali requisiscono i documenti ai braccianti e li usano per procurarsi altra mano d'opera, altri immigrati, ma clandestini. Il rischio che i documenti vadano persi è altissimo e quando accade i braccianti diventano schiavi. Le condizioni di lavoro sono agghiaccianti: diciotto ore consecutive, di cui molte sotto il sole cocente. Chi sviene non è assistito e se vuole raggiungere l'ospedale deve pagare il trasporto ai caporali. Il guadagno è di appena 3,5 euro a cassone”. A proposito della sua e di altre migliaia di esperienze simili, Orlandi sottolinea come si debba reintrodurre nel
Si ringrazia Roberto Capizzi per la traduzione.
“Una donna non può essere femminista soltanto perché è donna. È una femminista perché comincia ad allontanarsi da modi sessisti di pensare e perché compie una rivoluzione nella propria coscienza.“
Non possono che venirci in mente queste parole di Gloria Jean Watkins (autrice americana, femminista e attivista sociale) parlando di Erika Lust, regista e produttrice porno femminista che mira a sfidare con i suoi film le concezioni predominanti di sessualità e definendo il porno mezzo di espressione femminista.
Il femminismo pro sex nasce in America alla fine degli anni Novanta e vede la pornografia, esaminata accuratamente e totalmente ridefinita, come uno strumento di affermazione della libertà sessuale femminile, come modo per ribellarsi al tradizionale patriarcato in un mondo che è oggi ancora si dimostra sordo nei confronti del piacere femminile ed in un campo, quello del film porno, da sempre sessista che vede la donna come mero oggetto sessuale obliando non solo il soddisfacimento del piacere ed il desiderio sessuale femminile, ma avallando spesso l' idea che, per natura, la donna ami essere "dominata" dall' uomo.
Il mio bar preferito da quando abito in zona, per gli interni in legno dipinto, le poltroncine rosse e il cappuccino buonissimo. Quando cambi zona una delle prime cose che devi trovare è un bar a cui affezionarti, ti fa sentire a casa. Dal bar 'Schiaccia chicco' passa ogni giorno la gente della mia strada, vicini di casa che non conosco ma che condividono con me le routine e le preoccupazioni quotidiane. Temi che non sono lontani a nessuno, anche se ognuno reagisce a modo suo.
“Preoccupati per il futuro? Noi siamo abituati a vivere preoccupati, lo siamo tutti i giorni, non abbiamo tempo di preoccuparci per il futuro. Pensiamo a un giorno per volta” È Stefano, il proprietario del bar insieme alla compagna Lucilla. Non ha l'aria di uno che si lagna mentre lo dice, sembra davvero averci fatto il callo. “Quando abbiamo aperto, nel 2009, ci davano dei pazzi. Un bambino piccolo, una famiglia da mantenere e la crisi che incombeva come una spada di Damocle”
Ma hanno aperto, perché era quello che sapevano fare ed erano, come dice Stefano, “nell'età giusta”. L'età in cui pretendi un futuro, anche se dici di non pensarci.
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