Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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«Neofascismo e neonazismo. Un problema politico, culturale e educativo» è il titolo di un appuntamento organizzato a Firenze l'8 febbraio 2014 da Anpi, Flc Cgil e Filo Rosso.
Dopo una breve introduzione da parte di Gigi Remaschi, vicepresidente provinciale dell'associazione dei partigiani, si entra nel merito dell'argomento senza necessità di eccessive spiegazioni, nella città in cui sono stati uccisi Samb Modou e Diop Mor.
Saverio Ferrari è giornalista e redattore dell’Osservatorio Democratico sulle nuove destre. Sceglie di partire dall'individuazione del 1995 come un punto di svolta nella storia del fascismo della nostra penisola. Con lo scioglimento del Movimento Sociale Italiano e la nascita di Alleanza Nazionale è venuto meno un "freno inibitore" che a partire dal secondo dopoguerra si era affermato come realtà non marginale nella vita politica, diventando "il quarto partito in Italia già nel 1972, e giocando un ruolo decisivo nella nascita di 4 governi, oltre che nell'elezione di due presidenti della Repubblica". Gli eredi di Salò sono stati per decenni inquadrati nel sistema istituzionale. Nel corso di quel periodo la destra ha tentato di riscrivere il passato prendendo le distanze dal nazismo, come ha provato a fare Giorgio Pisanò nel negare responsabilità dirette dei fascisti rispetto all'olocausto.
A partire dal 1995 il neofascismo si radicalizza anche se si restringe elettoralmente (arrivando a pesare oggi tra l'1,5 e il 2%). Vengono recuperati miti che stanno fuori dalle vicende del Duce, andando a recuperare i simboli del Terzo Reich.
“Voci dalla rete - come le donne stanno cambiando il mondo” è un libro che ci spiega come la questione della parità di genere non riguardi solo le cosiddette “femministe” ma tutti noi e pone l'accento su come il contributo delle donne sia indispensabile in ogni settore della vita quotidiana (dall'economia, alla politica, alla giustizia).
"Non stiamo discutendo di quanto il nostro lavoro sia gravoso. Stiamo parlando del fatto che moriamo prima".
Una ricerca ha indicato in 64,5 anni la vita media di un macchinista, mentre la riforma Fornero prevede per questi lavoratori i 67 anni di età per andare in pensione. La salute di chi manda avanti i treni è compromessa da diversi fattori, tra cui i turni aciclici con una discreta quantità di servizio notturno e il microclima della cabina di guida.
Questo dato non è argomento di discussione.
“L'introduzione del computer nel lavoro non è riuscita a realizzare l'aumento di produttività atteso (forse Tetris era parte di un progetto segreto dei sovietici per fermare l'economia capitalista)"
«L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet» è un libro del 2011, scritto dal sociologo Evgeny Morozov. L’autore, nato in Bielorussia nel 1984, ha portato avanti gli studi universitari fuori dal suo paese, grazie a una borsa di studio della Open Society Foundation (presieduta da George Soros), ed è attualmente professore invitato alla Stanford University. Ha collaborato con le organizzazioni non governative che sostengono la “libera informazione” nei paesi dell’ex Unione Sovietica.
Nel suo libro definisce Angela Davos una “controversa attivista” e invece non dubita delle giuste finalità della blogger anticastrista Yoani Sánchez (anche se ne contesta l’efficacia). L’impostazione delle argomentazioni dà sempre per scontata la necessità di esportare il modello democratico occidentale negli altri paesi, da quelli dell’America Latina alla Cina.
Un giovane conservatore con discutibili idee politiche. Questo impedisce di rimanere avvolti completamente dalla scrittura brillante e dall’efficace impostazione delle argomentazioni.
L'opinione pubblica li conosce soprattutto per via degli scontri che ripetutamente avvengono davanti ai cancelli Granarolo, dove i picchetti fino a qualche settimana fa si ripetevano ormai con cadenza settimanale. Così, se oggi per molti lavoratori rivendicare il CCNL e il diritto ad essere lavoratori sindacalizzati può risultare un aspetto secondario, superfluo, se non addirittura sconveniente, molte responsabilità vanno attribuite ai mainstream che si dimenticano di riportare le ragioni che stanno dietro agli scontri.
Nel corral di via del Nazareno già sono due i figuri abbattuti dal winchester di Matteo Renzi, i perfidi esponenti della banda degli allevatori di ceto politico d'antan Fassina e Cuperlo, mentre colt e sganassoni minacciano ormai la stessa legislatura, se non passeranno riforme di portata ovviamente storica, tra le quali l'annullamento sostanziale del Senato (in effetti, di aule parlamentari sorde e grige da togliere dai piedi parlò a suo tempo solo Mussolini). Siamo ormai tutti mitridatizzati in Italia, da vent'anni di berlusconismo e di suicidio a puntate della sinistra, e rischiamo di non cogliere cosa stia davvero accadendo: il tentativo inoltrato di istituzionalizzazione autoritaria della nostra repubblica, non in quanto c'è un autocrate che lo fa ma in quanto la gara politica doverà essere sempre tra aspiranti autocrati. Il “Fassina chi” e il “Cuperlo che non può criticare perché candidato al Parlamento non da primarie”
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