Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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Nel corso dell’ultimo anno si è molto sentito parlare della vicenda Stamina. Per riepilogare rapidamente, tal Davide Vannoni, laureato in lettere, sostiene circa dal 2007 di aver trovato una cura rivoluzionaria e risolutiva nei confronti di un gran numero di malattie degenerative, basata sul differenziamento di cellule staminali mesenchimali – presenti nel midollo rosso di persone adulte – in neuroni.
Nel 2013 il parlamento italiano vota l’avvio di una sperimentazione, che si arena ben presto sulla base del rifiuto di Vannoni di consegnare i protocolli. In seguito buona parte del materiale pubblicato su Stamina si rivela oggetto di falsi o di plagi da ricerche precedenti che, oltretutto, hanno dimostrato l’inconsistenza delle teorie su cui sostiene di basarsi Vannoni[i].
Che il sistema scolastico pubblico fosse diventato una sorta di bancomat, usufruibile da governi di vario colore e cifra politica, questo lo si era capito da molto tempo: il disinvestimento nella pubblica istruzione è stato pressoché costante dagli anni Novanta, marcando spesso l'assenza della sinistra parlamentare e, sempre più, la sconfitta di quella sindacale. Così, mentre ci ritroviamo con uno stato sociale ridotto all'osso, riemergono serie questioni salariali aggravate da scelte ideologiche e sbagliate che nulla hanno a che fare con le dinamiche di funzionamento di un servizio educativo.
Sosteniamo Pereira presenta Scritti di Calcio: una serata all’insegna di un calcio diverso
Locale “Quintal”, che in portoghese sta a significare una tipologia di casa di campagna. Musica, risate e storie di calcio, ma non solo. E lì, a Lisbona, che qualche settimana fa il blog “Sosteniamo Pereira” presenta il blog “Scritti di Calcio”. Un blog che parla della cultura, della storia e della realtà portoghese che presenta, nella capitale, una realtà on-line che pian piano si inizia ad affermare e che nasce come… soluzione alla non pubblicazione di tante storie sul calcio, su un calcio differente.
Nel 1998 è stata promulgata la prima legge (109/98) sull’ISEE; all’epoca manifestai in ogni modo la mia contrarietà e detti origine al Comitato per la difesa delle persone non autosufficienti, trasformato nell’Associazione ADiNA dopo qualche anno. La critica era sostanziale ancorché approssimativa: in un sistema fiscale in cui alcune categorie di persone hanno una capacità di evasione altissima, le prestazioni assistenziali non possono essere direttamente legate alla dichiarazione dei redditi.
L’omogenizzazione del servizio su tutto il territorio nazionale, obbiettivo della legge 109/98, non mi sembra sia stato raggiunto (anche se non ho sufficienti strumenti per certificarlo) mentre si è persa sicuramente la funzione intelligente (potenzialmente) dell’assistente sociale e del medico nell’interpretare il bisogno e nel definire la risposta. Gli/Le assistenti sociali sono oggi categoria professionale trasformata in amministrativi e giustamente condannata dai cittadini.
Articolo di Silvia D'Amato Avanzi e Niccolò Bassanello
Correva l'anno 1986 quando fu presentata in Parlamento la prima proposta di regolamentazione di «generiche convivenze» nel nostro paese, a firma della senatrice Salvato del PCI. Cadde nel vuoto, così come le successive oltre quaranta proposte avanzate da allora ad oggi: ignorate senza nemmeno bisogno di una reale discussione, semplicemente scavalcate da «altre priorità». Il picco di coinvolgimento dell'opinione pubblica è stato forse vent'anni dopo, con la sigla PACS ancora familiare un po' a tutti.
Nel frattempo, dal 2000 il Parlamento Europeo invita gli stati membri a garantire alle coppie non sposate e a quelle dello stesso sesso pari dignità e diritti rispetto alle famiglie tradizionali; in Italia, però, gli unici passi concreti sono stati compiuti autonomamente dai comuni, ad oggi 137, che si sono dotati di registri delle unioni civili. Anche dove esiste, tuttavia, lo strumento è poco fruito… forse anche perché troppo spesso alla registrazione non corrispondono reali tutele legali ed economiche.
Su il Sole 24 Ore del 6 gennaio sono state pubblicate due pagine dedicate alle privatizzazioni. Lasciando a persone più competenti i commenti ci limitiamo qui a riportare una serie di citazioni, tentando un collegamento tra i vari passaggi.
Si parte dal nostro paese.
«Tra il 1992 e il 2000 l'Italia ha realizzato privatizzazioni con un incasso complessivo di circa 100 miliardi di euro. Un programma monstre che ha portato il paese in vetta alla classifica degli Stati europei più attivi nelle dimissioni, al secondo posto dopo la Gran Bretagna».
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