Le arti in senso parziale e arbitrario: principalmente teatro (prosa e lirica), mostre e fotografia, senza rifiutare anche riflessioni più generali.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Quella sedia vuota…
Quando l’arte cessa di essere puro business e torna ad essere arte!
Di Roberto Gramiccia e Simone Oggionni
Anything to say? “Niente da dire?” è il titolo del progetto dell’artista Davide Dormino e del giornalista Charles Glass. Un raro esempio di come l’arte, perseguendo le sue finalità in totale autonomia, possa mettersi a disposizione della politica e la politica dell’arte. Quello che si è inventato Dormino, non nuovo a questi scatti ideativi, è il progetto di un gruppo scultoreo il cui elemento centrale è rappresentato da quattro sedie. Su tre di queste sedie l’idea è quella di porre dei bronzi che rappresentino a figura intera tre personaggi: Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden che saranno raffigurati in posizione eretta, braccia lungo il corpo, con lo sguardo rivolto in avanti, a cercare quello di un immaginifico pubblico. La quarta sedia è vuota. Ci può salire chiunque. L’idea è semplice e fulminante. Restituire credito e riportare all’attenzione del pubblico internazionale i tre personaggi che hanno fatto tremare i governi più potenti del mondo – ricordate la vicenda di Wikileaks? – e per questo stanno pagando un prezzo personale salatissimo: isolamento, prigione, esilio.
Al Centre Pompidou di Parigi fino al 27 aprile 2015 una delle più grandi retrospettive su Jeff Koons ci consegna un regalo di Natale. Ma si tratta proprio di un regalo?
È questo che non si capisce leggendo i qualificati commenti degli addetti ai lavori più accreditati dell’arte contemporanea, di cui per sobrietà non facciamo i nomi. L’esposizione attraversa ben trentacinque anni di attività della stella assoluta (vivente) della Business art americana, scandita in serie distinte. Inflatables, Pre New, The New, Equilibrium, Luxury and Degradation, Statuary, Banality, Made in Heaven, Celebration, Easy Fun, Easy Fun Etheral, Popeye, Hulk Elvis, Antiquity, Gazin Ball.
A Roma un’importante retrospettiva sull’opera del pittore, un’occasione importante per una disamina dei rapporti fra arte e potere.
Non c’è dubbio che il suo essere fascista e amico di Mussolini abbia nuociuto alla fama di Mario Sironi. È una cosa che entro certi limiti trovo pure giusta. È un po’ come guardare con sospetto chi si è macchiato di una colpa grave. Perché di una colpa si è trattato e non ci sono storie, anzi la diluizione progressiva (fino alla negazione) del valore costitutivo dell’antifascismo, come struttura ideale portante di qualsiasi sinistra (culturale e politica), degna di questo nome, ha prodotto, secondo me, danni devastanti alla sinistra stessa. E pur tuttavia Sironi è stato un grande artista. E una concezione che si ispiri a una visione non settaria della storia e della storia dell’arte, in particolare, non può non riconoscerlo.
Perché nasce l'arte? Qual'è il suo rapporto con i diversi poteri (comunicativo, religioso, politico)? Il libro di Roberto Gramiccia (Arte e Potere. Il mondo salverà la bellezza? Con la collaborazione di Diana Cardaci, prefazione di Alberto Burgio, postfazione di Claudio Strinati - Ediesse, 2014, € 13,00) prova a fornire uno strumento di comprensione sulla misteriosa comparsa dell'arte (tra le prime attività umane insieme alla techné, all'erotismo ed al sacro) e sulla relazione - dialettica e tutt'altro che meccanica - tra questa ed il potere.
“Venti garofani rossi”, venti anni di ricordi: da Pisa a Lisbona; l’intervista a Isabella Mangani e alla sua “compagnia”.
…Cosa potevo fare io a questo scopo? Da solo non avrei potuto farla, la rivoluzione mondiale, e nemmeno avrei potuto fare la rivoluzione totale nel paese in cui mi trovavo. Potevo solo lavorare, col massimo sforzo, per preparare questa rivoluzione. Le ho già spiegato come: combattendo le finzioni sociali con tutti i mezzi possibili; senza ostacolare la lotta, ma sostenendola, e facendo propaganda alla società libera, alla libertà futura, alla libertà presente degli oppressi; creando già, qualora fosse possibile, le basi della futura libertà
(F. Pessoa, Il Banchiere anarchico)
“Hanno minacciato la donna sbagliata. Sono la Godzilla delle puttane. Ho la spina dorsale di puro adamantio e sono stufa di starli a guardare mentre seviziano le persone che amo.”
Inizia così un articolo manifesto/racconto di Brianna Wu, una sviluppatrice indipendente di videogiochi e cercherò di spiegarvi come mai abbia scritto un incipit così geniale e potente: che cos'è il GamerGate e perché è importante seguirlo, capirlo e, magari, fare qualcosa a riguardo. Condensare in poche righe un fenomeno così vasto mi è impossibile e quindi alla fine di questo (lungo) articolo vi darò fonti ed articoli in inglese dove potervi informare meglio.
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