Le arti in senso parziale e arbitrario: principalmente teatro (prosa e lirica), mostre e fotografia, senza rifiutare anche riflessioni più generali.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Collettivo Kinoglaz
È una mite mattina d'inizio gennaio, Palermo sembra una bella addormentata che riposa tra lenzuola intrise di malinconia nel giorno dopo della festa. Raggiungiamo Letizia Battaglia nel suo appartamento al centro della città. Ci apre la porta lentamente, si affaccia dalla fessura, Pippo riesce ad uscire in corridoio e non smette di abbaiarci. Con un urlo deciso Letizia lo richiama e con la stessa voce potente e sicura ci invita ad entrare. La casa è il suo riflesso: fotografie appese alle pareti, i ricordi e gli amori sono lì. Tutto ciò in cui crede e ha creduto, ma soprattutto quello per cui ha lavorato una vita.
Opera attivamente già dalle seconda metà degli anni '70, impara a fotografare sul campo; scatto dopo scatto, rullo dopo rullo, la sua tecnica si perfeziona sempre più. Le immagini di cronaca realizzate per il giornale “L’Ora” l'hanno resa un'icona all'interno del panorama fotogiornalistico del secolo scorso. I suoi scatti hanno creato la memoria fotografica degli anni in cui Palermo fu il teatro della guerra tra cosche mafiose; ma lei, come tiene a precisare, non è la fotografa della mafia. Altrettanto degno di nota è il lavoro di documentazione su una Sicilia parallela: immagini di quotidianità e di festa, ritratti di donne e bambine, attraverso le quali racconta la sua visione della realtà.
Un festival teatrale qui a Firenze è già di per sé un evento, in tempi in cui non si ha voglia di investire denaro e risorse nella cultura. Un festival di teatro amatoriale è ancora più raro, soprattutto se organizzato da una compagnia di non professionisti attiva da meno di due anni.
Per questo motivo, il GattoBardo Festival, promosso dalla giovane Corte del Bardo, ha ricevuto l'approvazione del Presidente del Quartiere 5 Federico Gianassi, che lo ha ritenuto un'ottima occasione per far conoscere una realtà ben radicata nel territorio ma poco nota al grande pubblico.
In attesa della formazione del nuovo governo Renzi, in questi giorni, seguiti alle dimissioni di Enrico Letta, un gruppo di studenti dell’Università Federico II di Napoli ha avviato la mobilitazione per chiedere forte e chiaro la riconferma dell’attuale ministro Massimo Bray alla guida del Mibact; si tratta di quegli stessi studenti – allievi del professor Tomaso Montanari - che nel maggio del 2013 avevano manifestato proprio con Bray in occasione di Ricostruzione Civile, evento che aveva puntato i riflettori sulla situazione disastrosa de L’Aquila e dei beni culturali italiani.
Il Ministro Bray si è decisamente distinto rispetto a chi di recente lo aveva preceduto, ma abbiamo voluto chiedere con esattezza, ad una rappresentanza di studenti di Napoli, il perché di questa decisa presa di posizione che ha coinvolto i principali social network italiani.
Nel panorama culturale fiorentino, tra le varie associazioni e fondazioni sparse sul territorio c’è n’è una in particolare che indubbiamente rappresenta un vanto per la città di Firenze, si tratta dell’associazione culturale Opus Ballet, centro internazionale di danza e spettacolo diretto da Rosanna Brocanello e Daniel Tinazzi.
A questo proposito ho avuto il piacere di incontrare proprio Rosanna Brocanello, per una breve intervista, per parlare di quella che è la storia di Opus Ballet, della compagnia e della scuola, dei progetti passati e di quelli imminenti, uno su tutti, portare in scena una versione completamente rivisitata dell’Otello di Shakespeare.
Grande ovazione alla Pergola di Firenze per “Le voci di dentro”, commedia realizzata dal grande Edoardo De Filippo e diretta e interpretata dall’altrettanto grande Toni Servillo.
In scena anche Peppe Servillo, fratello del più noto Toni sia nella realtà che sul palco. Come sempre l’interpretazione di Toni è intensa e pungente, calamitante ma senza esser troppo sopra le righe con l’espressività del volto mai eccessiva, mai forzata, spesso tratteggiata da sbigottita incredulità o stanca rassegnazione. Non sono da meno il fratello Peppe e gli altri comprimari, molto realistici nelle proprie parti e capaci di far emergere, anche con poche battute i lati salienti dei loro caratteri.
"Il cibo immaginario. 1950–1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola" è il titolo della mostra romana curata da Marco Pannella al Palazzo delle Esposizioni, che raccoglie un ricco repertorio visivo legato alle pubblicità dei rotocalchi, della radio e della neonata TV e ai prodotti scintillanti di un’Italia linda e profumata che “parte dalla Ricostruzione, attraversa il Boom economico, incrocia le aspettative di cambiamento fino agli anni sessanta ed arriva sino alle avvisaglie dell’Austerity”.
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