Le arti in senso parziale e arbitrario: principalmente teatro (prosa e lirica), mostre e fotografia, senza rifiutare anche riflessioni più generali.
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La mostra è una coproduzione CCCB (Barcellona), Cinémathèque Française (Parigi), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Martin Gropius Bau (Berlíno). Le date sono: 23 maggio - 15 settembre Barcellona, 14 ottobre - 26 gennaio 2014 Parigi, 2 marzo - 8 giugno 2014 Roma, 11 settembre 2014 - gennaio 2015 Berlino
“C’è stata un’epoca in cui Pasolini era odiato. C’era una parte dell’Italia che non lo amava, che lo temeva. Quella che lui chiamava la borghesia italiana, che lui attaccava continuamente”. Così Dacia Maraini in uno dei video che accompagna la mostra “Pasolini Roma” allestita al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona e che toccherà nei prossimi mesi Parigi, Roma e Berlino.
E il settimo giorno Dio creò la reflex. Proprio così, il Creatore dev'esser stato il capostipite dei famigerati “fotografi della domenica”. Proviamo per un attimo, con un blasfemo quanto calzante esercizio di revisionismo storico, a sovvertire ciò che da sempre tramanda la bibliografia ufficiale. Immaginiamo il nostro vecchio dalla folta barba bianca e dallo sguardo bonario, degnatosi di raggiungerci dalle sue “lontananze stellate”, per dirla con Majakovskij. Ritrovatosi al cospetto della primordiale bellezza che la Terra sfoggiava a pochi giorni dalla sua genesi, non poté fare altro che fermarsi ad ammirarla.
Con l’articolo 13 del recente DDL semplificazioni il governo ha approvato una significativa modifica al codice dei beni culturali. Alla lettera d dell’ articolo 67 comma 1 è infatti aggiunta la d-bis che d’ora in avanti permetterà di affittare a musei esteri opere d’arte conservate nei depositi dei musei italiani. La modifica dice testualmente:
“Cafetina”: un termine che sembra richiamare alla mente sconfinate piantagioni di caffè; ma se la storia raccontata nelle immagini di “All imperfect things” di Pep Bonet fosse un caffè, sarebbe certamente quello dal sapore più amaro.
Visitare i laboratori dell'Opificio delle Pietre dure della Fortezza da Basso è un vero e proprio viaggio attraverso i grandi capolavori in convalescenza dell'arte italiana, un viaggio che porta a tu per tu con quelle opere che solitamente si possono ammirare solo a debita distanza, quelle opere che sembrano indistruttibili ma che invece sono più fragili e martoriate di quanto si possa immaginare.
Bologna, Anno Domini 1977. Radio Alice, una delle massime espressioni dell'ala creativa del movimento studentesco, sfuma le trasmissioni sulle note di “Lavorare con lentezza”. Un giovane Claudio Lolli dà alle stampe “Disoccupate le strade dai sogni”, successore di quella che la critica considera una pietra miliare della musica cantautorale italiana: “Ho visto anche degli zingari felici”. Un'ouverture di sax firmata da Danilo Tomasetta che, da sola, vale il costo dell'intero album. Prezzo politico di tremilacinquecento lire imposto all'allora Emi Italiana, ai tempi in cui un LP ne costava pressappoco cinquemila. In strada, una Fiat 127 sfreccia davanti ad una trafila di locandine. Su una di queste fa bella mostra di sé il volto dall'espressione sorniona di Roberto Benigni, ammiccante giullare al centro di una carta da giuoco. Poco sotto, una scritta rossa e blu a caratteri misti tra lo stampatello ed il corsivo suggerisce il titolo della pellicola: “Berlinguer ti voglio bene”. Diretto da Giuseppe Bertolucci, ritratto irriverente e scurrile del sottoproletariato della provincia toscana,
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