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Quando mi sono offerta di scrivere qualcosa su Lightning Bolt, ho pensato che piuttosto che cimentarmi in una vera recensione, di cui sicuramente non sono all'altezza, avrei potuto approfittare di questo spazio per parlare dei Pearl Jam: impresa ardua per me, come provare a spiegare qualcosa di privatamente importante, come scrivere una lettera d'amore cercando di mantenere un contegno.
Prima ancora che la scena musicale alternativa di Montreal emergesse in tutta la sua dirompenza, Toronto aveva già il suo punto di riferimento nei Broken Social Scene, collettivo di 19 membri dedito a un rock orchestrale avanguardistico e suggestivo.
A volte delicati e aggraziati, a volte dirompenti e caotici, i Broken Social Scene rappresentano una delle band che meglio riassume la peculiarità del rock canadese: lontani dagli atteggiamenti da poser dei loro colleghi a stelle e strisce, amanti di un musica che proprio nella sua complessità, vuole restituire la naturalezza di una fare arte prima di tutto per passione e fra amici, risultano, come e forse ancor di più degli Arcade Fire, i principali fautori di un approccio orientato alla ricerca della melodia percorrendo la strada più difficile, quella dell’esperimento e della contaminazione continua. You forgot it all people (2002), con le sue strutture insolite e stravaganti, sebbene meno celebre, ha la stessa importanza di Funeral, imponendosi fra i principali album alternativi dello scorso decennio.
2003. Dopo oltre due anni di travagliata esistenza e di ripetuti cambi alla line up, finalmente esce il primo EP di una oscura band di Montreal, nata grazie all’ incontro in una galleria d’arte fra lo studente Win Butler con Régine Chassagne, perfomer di musica medievale e jazz. La loro storia d’amore diventa anche il nucleo centrale attorno al quale si forma uno dei gruppi più significativi del decennio passato: gli Arcade Fire. Ci vorrà un altro anno prima della pubblicazione del loro primo album sulla lunga distanza, il già classico Funeral (2004), pietra angolare della musica indipendente dello scorso decennio e punto di riferimento imprescindibile per una nuova generazione di artisti canadesi non allineati nella infinita guerra fredda fra USA e UK. Funeral imprime
Cosa è il cinema se non un ibrido di diverse forme d’arte? Basta questa semplice osservazione per capire la connessione e il profondo amore che nutre David Lynch nei confronti della musica. Sebbene possa ancora suscitare lo stupore di molti, abituati a conoscerlo come uno dei più geniali cineasti statunitensi, il Lynch musicista non è certo un mistero, soprattutto dopo la pubblicazione non più tardi di due anni fa del suo album d’esordio, l’ambizioso Crazy Clown Time (2011).
Il ritorno dei Sigur ros è un ritorno che prova a rispondere ad alcune domande. Dopo aver caratterizzato in maniera così profonda il decennio scorso, il gruppo islandese può ancora avere un ruolo centrale in quello attuale? Dopo tutto quello che hanno fatto in passato, possono veramente anche avere qualcosa di nuovo da dire? Il loro unico e irripetibile sound, un vincente ed altamente emozionante post rock realizzato tramite una sapiente e personalissima fusione di dream pop e ambient, ha rappresentato una delle pagine musicali più significative degli ultimi venti anni. Le loro atmosfere nordiche, apparentemente lontane e imperscrutabili, hanno in realtà saputo parlare un linguaggio universale, disegnando una geografia globale dei
Finite tutte le altre birre, rimane la bottiglia di plastica della Ceres da alzare verso il soffitto del Viper di Firenze, tra le note iniziali di Crusader, dopo una devastante esecuzione di Wheels of steel.
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