Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Prima di poter parlare del nuovo album del Boss, occorre tornare indietro nel tempo, fingendo di avere una DeLorian di Ritorno al Futuro.
Nella fine degli anni '80 Bruce Springsteen scoglie il suo rapporto con la E Street Band e incomincia a vivere in California con Patti Scialfa. Parte dunque così un'avventura in solitaria, che non frutterà molto. Infatti, nonostante un lavoro di ricerca sonoro e quasi intimista, solo qualche traccia riesce ad arrivare al cuore del grande pubblico. Human Touch e Lucky Town non avranno un grande successo né di pubblico né di critica. Nel 1995 esce The Ghost of Tom Joad, ma anche questo LP non raggiungerà mai la vetta nelle classifiche nonostante il nome del cantante e nonostante la traccia principale che dona il titolo all’album verrà più tardi ripresa dai Rage Against the Machine. Solo verso la fine degli anni '90, con il Reunion tour, la storia della E Street Band e Springsteen potrà riprendere, prima live e poi con l’album Rising.
Una farsa.
I nomi dei personaggi sono irrilevanti, così come i dettagli della trama.
Non è un film sui drammi della vecchiaia. Non è una pellicola sul pugilato. Sono due protagonisti indiscussi dell'immaginario collettivo che tornano sul ring al meglio delle loro possibilità (ossia malandati e provati dal tempo). Autoironia senza eccessi di cattiveria.
L’unico vero momento di ilarità condiviso dal pubblico della sala cinematografica è quello causato da una signora che rientrando dal bagno, dopo aver superato una decina di persone a sedere, incerta, guardando lo schermo più volte, finisce per domandare a tutta la sala: “ma non è Philomena”?.
Il resto delle risate non spezza una costante patina di malinconia, che avvolge lo spettatore dai primi minuti. L’uomo inadeguato rispetto alla felicità, messo in scena da un cast eccezionale, che incanta e regala una delle pellicole meglio recitate degli ultimi anni (anche se Bale supera tutti, all’altezza dei riflettori puntati su di lui).
Lasciando a casa ogni aspettativa l’esperienza è godibile. Una trama dallo svolgersi confuso, con un pessimo doppiaggio e una didascalia di apertura che spinge a interrogarsi sul perché i tempi verbali (e quindi anche il congiuntivo) restino un rompicapo per molti italiani (sul serio, ma per 40 euro non c’è uno studente disposto a rileggere certe cose prima che passino per le sale?).
Io sento penosamente la sofferenza altrui: dei più deboli, o più esattamente dei più offesi. Ma la sento perché pesa a me: per così dire, mi dà fastidio, mi fa star male. Quindi, in un certo senso, non è un agire per gli altri: è un agire per me. Perché alcune sofferenze degli altri mi sono insopportabili. [Pietro Ingrao]
«Un sentimento tenace. Riflessioni sulla politica e sul senso dell'umano» è un breve carteggio tra Goffredo Bettini e Pietro Ingrao pubblicato per le edizioni Imprimatur. Il titolo è assolutamente appropriato, dato che coinvolge le ragioni profonde del far politica.
Grande ovazione alla Pergola di Firenze per “Le voci di dentro”, commedia realizzata dal grande Edoardo De Filippo e diretta e interpretata dall’altrettanto grande Toni Servillo.
In scena anche Peppe Servillo, fratello del più noto Toni sia nella realtà che sul palco. Come sempre l’interpretazione di Toni è intensa e pungente, calamitante ma senza esser troppo sopra le righe con l’espressività del volto mai eccessiva, mai forzata, spesso tratteggiata da sbigottita incredulità o stanca rassegnazione. Non sono da meno il fratello Peppe e gli altri comprimari, molto realistici nelle proprie parti e capaci di far emergere, anche con poche battute i lati salienti dei loro caratteri.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).