Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.
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Novembre 1918.
Sono gli ultimi giorni di guerra, i soldati tedeschi muoiono a grappoli sotto i gas e le bombe inglesi nelle Fiandre. Si prepara la pace di Versailles: l’imperatore Guglielmo II e Max von Baden, il cancelliere, stanno trattando con gli alleati.
Da mesi la capitale Berlino è sconvolta dalle proteste lanciate dallo Spartakus-Bund, la principale formazione comunista tedesca scissasi nel 1914 dai socialdemocratici della SPD.
Lo Spartakus invoca l’immediata fine della guerra e una riforma radicale di stampo socialista nel Reich, e in città scoppiano disordini.
"Il cibo immaginario. 1950–1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola" è il titolo della mostra romana curata da Marco Pannella al Palazzo delle Esposizioni, che raccoglie un ricco repertorio visivo legato alle pubblicità dei rotocalchi, della radio e della neonata TV e ai prodotti scintillanti di un’Italia linda e profumata che “parte dalla Ricostruzione, attraversa il Boom economico, incrocia le aspettative di cambiamento fino agli anni sessanta ed arriva sino alle avvisaglie dell’Austerity”.
Minuscola premessa: il film è godibile e non rimpiango i soldi del biglietto, ma...
C'è stata una virata brusca e in sala se ne sono accorti tutti.
Se nel primo capitolo Jackson era riuscito a catturare il cuore dei lettori de Lo Hobbit E ANCHE quello del pubblico occasionale, stavolta ha tradito proprio noi lettori che tenevamo di più a questa trasposizione cinematografica, i nerd, i Tolkeniani (quelli di ferro avevano già storto il naso con "Un viaggio inaspettato"). Lo hobbit è un blockbuster, un film per tutti, ed è proprio questa la cosa imperdonabile. Ci ha fatto sentire omologati, conformisti ed è la cosa che odiamo di più al mondo.
Non sono poche le figure dimenticate dalla sinistra, nonostante l'esemplarità della loro vita. Una di queste è senza dubbio quella di Eugenio Curiel: antifascista, comunista, giornalista, fisico nucleare di famiglia ebrea. Figura carismatica ed affascinante che è stata raccontata nell'ultimo lavoro di Gianni Fresu, Eugenio Curiel – Il lungo viaggio contro il fascismo (Odradek, 2013).
Il libro è stato presentato a Firenze mercoledì 11 dicembre, alla presenza dell'autore e dello storico Alexander Höbel. Durante la serata è stata ripercorsa la la vita straordinariamente appassionante di Curiel: l'infanzia trascorsa immerso negli stimoli culturali che una famiglia di intellettuali poteva fornire, l'università e la connessa attività all'interno dei GUF, la maturazione dell'inevitabilità della lotta armata contro il fascismo.
Le storiche barricate antifasciste del '22, il respingimento di Italo Balbo (che come recita una popolare scritta sul lungoparma ha passato l'Atlantico ma non il torrente che divide “Parma vecchia” da “Parma nuova”) sono una pagina nota a molti, magari spesso per sommi capi, ma comunque uno degli elementi che caratterizzano la storia della città emiliana nell'immaginario collettivo.
Ciò che a quasi tutti è invece poco noto è il “prima”: la lunga storia di conflitti sociali, tumulti annonari, rivolte e scioperi che hanno coinvolto per decenni la parte più povera dei parmigiani.
Il libro “Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma (1868-1915)” (DeriveApprodi, 2013, p. 340, € 20,00) introduce il lettore alla conoscenza di un quartiere complesso, di una situazione sociale spesso schiacciata nel racconto che se ne fa oggi da innumerevoli semplificazioni. Per capire meglio questa affascinante storia – oltre a consigliarvi la lettura del libro – abbiamo intervistato l'autrice Margherita Becchetti.
“Una conferenza teatrale per non esperti”. Con queste parole Alberto Pagliarino tranquillizza il suo pubblico: per seguire e capire Pop Economix non bisogna essere esperti di economia e finanza. Anzi, l'obiettivo è proprio quello di rendere accessibile questo mondo fatto di specialisti anche a chi, come lui, è una pecora nera che ha frequentato il DAMS circondato da una famiglia di ragionieri e bancari.
Giovedì sera la Sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Firenze era piena di gente. Che sia stata la curiosità di vedere uno spettacolo teatrale organizzato in CGIL, la fama che circonda il progetto oppure l'attrattiva delle lasagne offerte? Nessuno può dirlo. Ma di sicuro dopo 55 minuti volati, tutti siamo usciti sapendone qualcosa in più e con una pulce nell'orecchio.
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