Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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L'importanza della formazione sentimentale nella mia famiglia
Quando al colloquio di selezione per il servizio civile mi domandarono perchè avessi scelto la Fildis risposi che ero una delle prime laureate in famiglia e per tale motivo un'associazione che si impegnava per l'emancipazione femminile attraverso l'istruzione era desiderabile e adatta alle mie esigenze.
Avrei dovuto dire anche che grazie all'esempio di tre donne che ho capito l'importanza dell'educazione alla pace, all'amicizia, alla sorellanza. Quando ero piccola mia nonna Rosa mi chiedeva spesso, oltre alla classica "hai mangiato?", quale fosse il mio andamento scolastico: mi confessò di aver conseguito la terza elementare con fatica avendo voti molto bassi nelle materie scientifiche. La causa era l'antipatia che lei aveva per i numeri, eppure nonostante le difficoltà e le diffidenze, Rosa riusciva a gestire il bilancio famigliare perfettamente.
Il futuro dell’Europa a tempo debito
C’è Possibile, il nuovo movimento fondato recentemente da Civati dopo la definitiva rottura col PD, dietro la kermesse di tre giorni (17-19 luglio) alla Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Tavoli di lavoro e conferenze aperte a tutti hanno reso il “Politicamp - Un altro mondo è possibile” un’esperienza di confronto su temi dell’innovazione e della partecipazione. Sullo sfondo, la necessità di fare un passo avanti verso un movimento unitario della sinistra italiana alternativa a Renzi e ai populismi e che possa contribuire a costruire una Unione Europea alternativa a quella del rigore e della finanza speculativa che sembra regnare sovrana sullo scacchiere geopolitico continentale.
Uno dei momenti più significativi è stata la conferenza di sabato sera intitolata “il futuro europeo a tempo debito” che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Sergio Cofferati, Paolo Ferrero, Marco Revelli e Maria Pia Pizzolante. La fuoriuscita dal PD Elly Shlein, in qualità di moderatrice, lancia nella sua introduzione alcuni spunti di riflessione, questioni aperte per il futuro dell’Europa riassumibili in quattro luoghi che simboleggiano la profonda crisi politica che l’Unione sta attraversando: Grecia, Ucraina, Lussemburgo e Lampedusa.
Sono venuto a New York perché è il più miserabile, il più abietto di tutti i luoghi. Lo sfacelo è dovunque, la disarmonia è universale. Le basta aprire gli occhi per accorgersene. Persone infrante, cose infrante, pensieri infranti. La città intera è un ammasso di rifiuti. […] Trovo che le strade siano una fonte infinita di materiale, un inesauribile emporio di cose frantumate.
P. Auster
Cosa resta del luogo metropolitano quando lo spazio è ormai compresso nel millesimo di secondo che occorre per portare a termine una transazione finanziaria da New York a Hong Kong? Cosa resta del tessuto urbano quando le relazioni concrete, i contesti locali di interazione vengono ristrutturati su infinite estensioni spazio-temporali? Cosa resta della prossimità cittadina quando un viaggio internazionale è più veloce di uno spostamento regionale? La neutralizzazione dello spazio, figlia di trasformazioni epocali nei trasporti e nelle telecomunicazioni, sembra aver reso il territorio insignificante e la densità demografica una variabile trascurabile.
Dalla sanità pubblica alla salute individuale: la proliferazione dello stile di vita salutare
Michelle Obama che illustra il suo modo “green” e “light” di fare la pasta con la pentola a pressione, Ségolène Royal che critica la nutella per essere fatta con l’olio di palma. Son solo due esempi recenti di come l’alimentazione sia diventata un questione politica di primaria importanza. Se da una parte si affermano anche sul livello del decision-making questioni macroeconomiche e geopolitiche di vasta portata che attengono all’impatto degli OGM, al ruolo delle multinazionali del cibo, alla sostenibilità del sistema dell’industria alimentare, passando per il cibo biologico e per il commercio equo e solidale, dall’altra parte molto spesso la governance del cibo attiene molto più ai problemi individuali della “corretta” alimentazione, del mangiare in maniera sana ed equilibrata evitando calorie e grassi piuttosto che a quelli collettivi e sistemici.
Migranti e lavoro: lo sfruttamento lavorativo nel territorio fiorentino
Negli ultimi anni, soprattutto grazie allo scoppio di proteste che hanno interessato l'Italia da nord a sud (tra gli esempi recenti le proteste contro l'Ikea e la Granarolo in Emilia e le proteste dei raccoglitori di pomodori a Rosarno), sono balzate all'onor di cronaca situazioni di grave sfruttamento che hanno visto come protagonisti i lavoratori migranti.
Quando non sfociano in proteste, o in drammatici incidenti (come l'incendio del capannone a Prato del 2013, nel quale morirono sette operai) queste gravi forme di sfruttamento risultano però praticamente invisibili. Ciò accade poiché da una parte gli strumenti giuridici esistenti risultano spesso insufficienti al fine di contrastare il lavoro sommerso, mentre dall'altra vi è un'effettiva problematicità da parte dei diretti interessati ad agire e denunciare la propria situazione. Questa difficoltà è dovuta, oltre che a una scarsa conoscenza da parte dei migranti dei propri diritti, anche a una situazione di vulnerabilità caratterizzata dalla paura di perdere il permesso di soggiorno, che permette ai datori di lavoro di ricattare costantemente i lavoratori.
Umanità oltre il mare
“Compresi che i monti, i mari, i fiumi chiamati confini naturali, si sono formati antecedentemente all’uomo, per un complesso di processi fisici e chimici, e non per dividere i popoli.”
B. Vanzetti, “Una vita Proletaria”
La fortezza Europa trema, la fortezza Europa scricchiola sotto le urla di esseri umani in cerca di speranza. Questo è il “responso” che viene dal mare da quel maledetto canale largo 145 Km. Il canale di Sicilia al centro del mondo ormai da tempo immemore, corpi “spiaggiati”, esseri umani ridotti allo stato animalesco pur di brandire la minima speranza di un futuro degno. La retorica di chi tende a fare da “elemosinante” oppure quella becera dei “aiutiamoli a casa loro”, due visioni indegne, due visioni che obliterano completamente un concetto ben preciso: dignità.
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