Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org
Personalmente, ogni anno che passa, all'avvicinarsi del 25 aprile, una riflessione sulla Festa della Liberazione mi resta sempre più difficile. L'inizio della mia attività politica, quella “seria”, è avvenuto all'interno dell'ANPI e sono anni che faccio tutto il possibile per mantenere un impegno costante all'interno dell'associazione. Ma più che il tempo passa e più che una contraddizione emerge, acquista sempre più visibilità: i numeri degli “antifascisti” crescono a dismisura ma le piazze si svuotano e il 25 diventa sempre più la festa delle celebrazioni di convenienza. La commemorazione antifascista, soprattutto nella nostra rossa Toscana, è praticamente di dovere ma il punto sul quale ci stiamo scervellando da anni è come fare per far capire alle persone che se l'antifascismo resta solo un mucchio di parole è inutile, rimane un residuo storico. Importante, ci mancherebbe, ma una semplice medaglietta che ci ricorda, una volta all'anno, come è che siamo arrivati al momento che viviamo.
Incontriamo un gruppo eterogeneo di macchinisti, dai più giovani a chi è già in pensione. In ferrovia sopravvive una delle poche professioni che rivendica il proprio lavoro come arte: diverse generazioni si confrontano su una superficie comune. Per quanto le condizioni stiano peggiorando “fino a che si campa così” quello del macchinista è un lavoro soddisfacente, ovviamente “con dei pro e dei contro”.
In questi ultimi tempi la rete La7 ha programmato due serie televisive: I Borgia e I Tudors, la prima di produzione canadese la seconda statunitense.
Le due serie, pur con qualche libertà storica – soprattutto la prima –, raccontano le vicende di due storiche famiglie: I Borgia, ben conosciuti a noi italiani, che conquistarono il papato con Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) e i Tudor, che regnarono sull’Inghilterra – non ancora unita alla Scozia – dal 1485 al 1603 e di cui i sovrani più conosciuti furono Enrico VIII, noto per aver promosso lo scisma della chiesa anglicana da quella cattolica e inventato il divorzio all’italiana, e Elisabetta I, che fondò la potenza britannica sui mari sconfiggendo la Spagna.
Un giro di commenti sull'elezione di sabato di Napolitano alla presidenza della Repubblica.
Diego La Sala
Per chi avesse mancato le lezioni di cinquemila anni di storia, era arrivato un rapido ripassino nel novembre del 2011. E oggi, a grazioso beneficio degli allievi più coriacei e svogliati, ci hanno voluto dare un ulteriore pro-memoria. Il potere è nel "mondo delle forme" dello Stato, ma non è di quel mondo. Ciò, nella nostra sventurata epoca, significa che concetti quali "democrazia", "rappresentanza", "sovranità popolare", "istituti costituzionali", seppur formalmente intonsi, diventano semplici balocchi da dare in mano ai bimbi, perché si divertano un po' se proprio fanno le bizze. Ma quando è il tempo di tornare seri e di sfumare il velo dell'illusione, il gioco va strappato di mano e restituito ai legittimi proprietari, e allora hai voglia a fare bizze.
Che il principale bersaglio dell'adesione alle politiche bancarie alla fine fossero i settori statali – che già avevano sofferto un sostanzioso dimagrimento per tutti gli anni novanta, accusati ingiustamente di essere la linfa dell'imperante corruzione – questo lo si era capito fin da Maastricht.
Il discorso sulle condizioni lavorative nel settore agricolo del nostro paese va inserito all'interno del contesto economico globale. Infatti, per comprendere la portata e l'intensità dell'attacco alle condizioni lavorative in corso, dobbiamo aver chiaro il processo di riorganizzazione del Capitale. La fine dei vincoli alla mobilità finanziaria avvenuta con l'adozione del dollar standard ha provocato una decisa modificazione del processo di accumulazione del capitale con effetti a cascata anche sulla struttura del sistema economico.
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