Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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Lo spettro della coscienza di classe si aggira per l'Italia mentre il ministro Saccomanni da Bruxelles e il premier Letta da Berlino ritornano a calare i dogmi neoliberisti decisamente fuori tempo massimo, come se i risultati disastrosi delle medesime scelte economiche attuate nel passato non fossero già percepiti quotidianamente sulla pelle di tutti gli italiani.
L'Unione Europea completamente distaccata dalla realtà economica italiana continua a chiedere più rigore, e la classe dirigente italiana nel panico totale da “rientro del debito”, tenta così l'ennesima svendita. Queste sono le cronache politiche delle ultime giornate.
Intervista a Roberto Ciccarelli pubblicata all'interno del numero cartaceo 3 de Il Becco (clicca qui per scaricare il pdf).
Ciccarelli è autore del libro Il Quinto Stato (clicca qui) e La furia dei cervelli
1) In un contesto socio economico profondamente mutato rispetto alla cornice novecentesca secondo quali elementi possiamo definire oggi un lavoratore/una lavoratrice?
Noi lo definiamo come il soggetto che compie un'attività operosa. Oggi più che mai il lavoratore non è più identificabile nella persona giuridica che detiene uno status, un contratto. Il lavoratore non è quindi
Provate ad immaginare un istituto scolastico, abbastanza grande, di quelli realizzati in periferia. Una scuola nel bel mezzo del nulla, mancante di mezzi pubblici frequenti e di servizi vari e, soprattutto, di una rete internet efficiente.
Qui, un dirigente scolastico impone ai docenti l'utilizzo del registro elettronico, per mezzo di una seduta di collegio dei docenti per la verità con poche opposizioni.
Il viaggio inizia la mattina del 15, prestissimo. Due intercity e un treno locale, proprio quegli intercity che Trenitalia ha tagliato ovunque e cui ha tutta l'intenzione di dare il colpo di grazia.
Il primo intercity viaggia senza problemi fino a Genova, dove ad aspettarci sul tabellone ci sono centoventi scoraggianti minuti di ritardo. Quest'altro intercity non ce l'ha fatta – ci dicono al banco informazioni – il locomotore si è rotto a Novi Ligure, bisogna mandare un altro locomotore a prenderlo per trainarlo fino a Genova. State tranquilli, è robetta, e a Torino chiedete il bonus (si chiama così, apprendo, la forma di rimborso parziale che spetta ai viaggiatori per ritardo del treno).
Il 5 novembre è stato approvato il discusso Decreto scuola - Decreto Legge 104/13 presso la VII Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione del Senato.
Nonostante le numerose apologie da parte del Governo Letta (in primis dal Ministro Carrozza), avallanti la retorica della controtendenza rispetto i precedenti esecutivi, tale decreto non può essere realmente considerato come un’inversione di tendenza sul tema della scuola e dell’università. Non “restituisce finalmente risorse e centralità al mondo dell'Istruzione”, come invece afferma l’ansioso “rassicuratore” Napolitano.
È forse una storia che è cominciata da lontano. Che il tutto vada fatto risalire alle monetine tirate a Craxi durante Tangentopoli? Che sia per il ruolo di spicco, in senso buono o cattivo, che i magistrati hanno sempre avuto in questo Paese? Oppure per il fatto che siamo un “popolo di furbacchioni”, sempre pronti a fregare il prossimo? Non ho la risposta. Ma credo che alcuni eventi abbiano influenzato pesantemente ciò che siamo oggi.
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