Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Tensione nuovamente alta nell'Asia del Nord-Est dopo che la Corea del Nord ha effettuato, alle ore 7,34 del 6 marzo, il lancio simultaneo di 4 missili balistici, partiti dalla regione nord-orientale di Tongchang-ri, verso le acque nipponiche. Tre dei quattro missili avrebbero percorso circa 1000 chilometri per cadere tra i 300 ed i 350 chiloetri ad ovest della penisola di Oga nella Prefettura di Akita e dunque all'interno della Zona Economica Esclusiva di Tokyo.
“Una nuova chiara minaccia verso il Giappone” la prima dichiarazione del capo dell'esecutivo nipponico rilasciata poco prima della convocazione del Consiglio Nazionale per la Sicurezza durante il quale sono state date “istruzioni al fine di essere accuratamente preparati e per mantenere una vigilanza elevata […] in stretto coordinamento con i Paesi interessati, compresi gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea”.
Il colosso Toshiba starebbe valutando la bancarotta per la controllata Westinghouse Electric, società statunitense operante nel nucleare (fortemente in perdita) mentre quasi certa è la prossima vendita del settore chip proprio per mettere una pezza rispetto alle gigantesche perdite subite oltreoceano.
Cifre più rosee invece per Toyota. Il colosso automobilistico ha ricevuto, a rivelarlo sono dati del governo, oltre 94 miliardi di sconti fiscali nel 2015 per i profitti reinvestiti in ricerca e sviluppo. La società ha ricevuto, dal ritorno di Abe al governo e della sua politica fiscale particolarmente generosa verso le grandi aziende, oltre 322 miliardi di yen in sconti fiscali.
Il report sulla fiscalità, illustrato in parlamento dal ministro delle Finanze, ha mostrato come nel 2015 i mancanti introiti fiscali per la diversa tassazione degli utili investiti in ricerca e svilluppo ammontino a 615,8 miliardi di yen. L'89,3% di questo beneficio è stato appannaggio delle grandi aziende.
Il dialogo per un accordo commerciale bilaterale tra Stati Uniti e Giappone dovrebbe partire in aprile secondo quanto affermato dal vicepremier nonché ministro delle Finanze nipponico Taro Aso. “Vogliamo iniziare un dialogo sulla totalità dei temi, quindi anche su investimenti in infrastrutture, energia e commercio” ha detto Aso. L'accordo bilaterale si rende necessario, secondo l'esecutivo di Tokyo, dopo che - in uno dei suoi primi atti da massimo rappresentante degli Stati Uniti - Donald Trump ha firmato il decreto certificante la morte del trattato commerciale per l'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese) sul quale il governo nipponico si era fortemente impegnato sul fronte politico e diplomatico.
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Chi sono i manifestanti?
La caratteristica che ha più impressionato l’opinione pubblica e la stampa internazionale è il grande numero di persone che ha partecipato a queste manifestazioni, numero che continua a crescere giorno dopo giorno.
Nonostante l’etereogeneità delle persone scese in piazza, di ogni classe ed età, questa protesta viene raccontata dai media come una lotta creata e portata avanti da una generazione di giovani cittadini, molti dei quali nati dopo il comunismo, che rivendica la volontà di vivere in un paese moderno e democratico.
Rappresentare questa protesta come una protesta di giovani, colti e desiderosi di un futuro significa voler far emergere il lato urbano, “moderno” della Romania, che guarda come modello all’Unione Europea e all’Occidente in contrapposizione con il lato più rustico e tradizionale, rappresentato dallo stereotipo dell’elettore dei “parititi corrotti”.
“Siamo impegnati nella difesa del Giappone”, con queste chiare parole il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sgombrato il campo, almeno per adesso, circa un possibile disimpegno di truppe a stelle e strisce dall'Arcipelago. “L'alleanza Stati Uniti-Giappone è la pietra angolare della pace e della stabilità nella regione del Pacifico. E' importante per entrambe le nazioni che si continui ad investire con forza nell'alleanza al fine di accrescere la nostra difesa” ha infatti affermato Trump il 10 febbraio durante la conferenza stampa congiunta in occasione della visita del premier Abe negli USA.
Per parte sua Abe, oltre ad un profluvio di frasi di circostanza, ha confermato che la ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko è “l'unica soluzione”.
Dopo il rischio di una collisione tra due velivoli, uno statunitense e l'altro cinese, che ha costretto il Presidente statunitense ad una telefonata con l'omologo cinese Xi volta ad abbassare la tensione (Xi ha apprezzato l'affermazione della politica di “una Cina” da parte degli States), durante la visita del premier edochiano a Washington si è voluto togliere ogni dubbio sul coinvolgimento, che proseguirà, degli Stati Uniti nelle vicende che interessano il Mar Cinese Meridionale.
Quando la frustrazione diventa rabbia: analisi delle proteste in Romania
In Romania i cittadini sono tornati a protestare nelle piazze principali del paese (e non solo: anche nei paesi della diaspora alcuni emigrati hanno indetto delle manifestazioni), sfidando nuovamente il gelo, questa volta ancora più numerosi e forti di una maggiore attenzione da parte dei media internazionali. Sono tornati per esprimere il proprio dissenso a una politica cleptocratica e a una giovane pseudo-democrazia che non è riuscita a portare il benessere e le libertà promesse durante la rivoluzione. La causa scatenante è stato un decreto approvato d’urgenza per revisionare il codice penale, con lo scopo di ridurre le pene previste per alcuni reati legati alla corruzione e all’abuso di ufficio, fatto passare durante la sera del 31 Gennaio, e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
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